
Chino Moreno e Shaun Lopez reduci dai rispettivi impegni e orfani di Chuck Doom, il quale ha preferito fare altro, si sono ritrovati davanti al dilemma “continuiamo da soli o ci fermiamo?”. La risposta è davanti agli occhi di tutte le persone che seguono i ††† Crosses fin dal lontano 2014 quando pubblicarono il debutto omonimo: PERMANENT.RADIANT è il nuovo EP composto da 6 brani licenziato in questi giorni via Warner Records.
La fatica discografica del duo vede il riciclo di materiale inedito buttato giù tra il 2015 e il 2018 che nelle sonorità gioca edonisticamente con quel synth pop, tanto caro al background musicale con cui soprattutto Moreno ha palesato amore viscerale. Quegli anni 80 di matrice elettronica e new wave, con i capisaldi Kraftwerk in prima fila e i Depeche Mode a fare le mossettine catchy (noi e Chino però preferiamo ricordare la metà oscura di Gore/Gahan, quella cioè da “Violator” in poi) che hanno plasmato migliaia di fan che negli anni poi hanno messo sù band più o meno affermate. Come lo stesso musicista americano afferma “Onestamente, quando sono cresciuto, quella musica era come la musica pop in un certo senso. Ma la cosa per me, in un certo senso, sentivo che il mio attaccamento era unico perché sono cresciuto dove non avevo amici che ascoltassero musica new wave. A molte delle persone con cui sono andato alle elementari piaceva Michael Jackson. Mi piace anche Michael Jackson, ma quello era più pop americano – sai, Madonna, tutta quella roba, che mi piaceva.” Poi continua “Ma la musica new wave per me era così lontana, da ragazzo di Sacramento. Non riuscivo a immaginare come fossero l’Europa e il Regno Unito. E ricordo di aver sentito i Kraftwerk per la prima volta, e mi hanno fatto impazzire. Ero un ragazzino che pensava solo che questa fosse musica per robot. Sono cresciuto amando i robot – voglio dire, ero ossessionato dai robot. Ed ero tipo, ‘Questa è musica per robot, per il futuro’, quindi l’ho adorata, ed è stata allo stesso tempo come la musica breakdance.”
I sei inediti non spiazzano per ricerca sonora e sperimentazione di nuove soluzioni ma si attestano su livelli davvero interessanti di electro pop eterogeneo, alcuni di questi non sfigurerebbero nella recente discografia degli Ulver, che ora si fa trip hop notturno (l’opener “Sensation” e la smaniosa “Holier” coi suoi accenti orchestrali) ora stranamente tropicana e languida (“Day One”) ora più organica e vicina al mood del disco di debutto (“Vivien” che è anche il pezzo forse più rappresentativo, “Cadavre Exquis” e “Procession”).
Restano fuori “Initiation”, “Protection”, “Goodbye Horses” (pezzo super radio friendly che poteva rischiare di lanciare i Crosses in orbita) e “The Beginning of the End” singoli pubblicati in questi due anni che avrebbero arricchito un full lenght di tutto rispetto ma che per incomprensibili dinamiche interne sono rimasti fuori.
“PERMANENT.RADIANT” non è un contentino o un mero vezzo artistico tirato fuori nei momenti di noi, si vede che c’è del lavoro dietro e che Lopez e Moreno ci credono grazie anche alle incontestabili doti vocali di quest’ultimo che riesce a dare una grana maggiore alla qualità del lavoro. Le croci bruciano in un ardente falò notturno a bordo piscina e noi non possiamo che restare incantati.