
Terzo album per Verner, che con Altopiano esplora un sound etnico che va ad arricchire le sfumature del suo cantautorato classico: 14 brani che parlano di viaggi, dubbi, segreti e di crescita personale. “E adesso niente sembra necessario / io cerco fuori dall’ordinario / ma non sono un marinaio / né un astronauta / vivo su un altopiano”. Verner si traveste da esploratore, non solo del mondo ma dell’animo umano e si pone (ci pone) alcune di quelle domande a cui è sempre difficile rispondere, cercando di farci scoprire non solo il mondo esteriore ma soprattutto quello interiore.
Se “Il tuo segreto” si apre con un sound rassicurante ed intimo a cui Verner già ci ha abituato nei precedenti lavori, ecco che in “Flipper” fa capolino il kebero etiope e in generale iniziano ad avere spazio le percussioni, uno dei punti focali di questo disco.
In “Altopiano”, pezzo manifesto del disco, si sente il santur iraniano, mentre “Viaggiare da solo” torna su sonorità più familiari, con le quali Verner ci racconta che “viaggiare da solo non vuol dire essere soli”. “Quotidianità” apre una piccola parentesi elettronica mentre ci perdiamo tra vicoli e attese di un paesino sperduto, che con “Vita segreta” si trasforma in una Bologna assolata da percorrere in bici, spensierati. “Punto interrogativo” è il racconto di un’esistenza e delle maschere che siamo costretti ad indossare durante un percorso di vita e di quanto sia in realtà meravigliosa l’autenticità.
Si chiude con la libertà di “Come l’edera”, primo brano di Verner piano e voce: forse un ulteriore sbocco da esplorare per il futuro di un cantautore che non ha paura di sperimentare e di affacciarsi su territori musicali anche scoscesi per portare avanti il proprio racconto personale della vita (e del mondo) in musica.
