Preceduti dal rock urlato della giovane band romana Calzeeni, arriva il terzo dei quattro concerti italiani degli Idles. Determinati ad affrontare il caldo opprimente, eccoli arrivare sul palco abbigliati come quattro impiegati – fatta eccezione per Mark Bowen che sfoggia il consueto abito femminile.
La scenografia è essenziale e l’incipit è affidato a “Colossus”, che parte rallentata per poi salire di ritmo fino all’incandescente finale. La scaletta pesca dai quattro album finora pubblicati con i brani presentati in rapida successione come da tradizione punk. E altrettanto punk è l’approccio dissacrante mostrato sul palco, che mischia energia apparentemente inesauribile ed auto-ironia: Talbot alterna balletti ad instancabili corsette, Devonshire indossa una parrucca riccia sfoggiando sorrisi irriverenti, Kiernan fa headbanging in un elegante completo bianco e l’istrionico Bowen è protagonista di ripetuti stage diving.

Gli Idles hanno voluto regalare intrattenimento ed ottima musica intercettando la necessità del pubblico di tornare a godersi un concerto. Pubblico che si divide tra adulti, attenti e coinvolti, e giovani/giovanissimi, protagonisti di un pogo trascinante (al punto che Talbot raccoglie e restituisce al proprietario una scarpa volata sul palco). Alla fine restano decine di sanpietrini divelti e i sopravvissuti che sfilano via con le loro schiene umide di terra e sudore.
Tra i momenti più riusciti l’ottimista “Mr. Motivator”, l’arrangiamento scattante di “Mother” (che fa perdonare qualche difficoltà vocale in “The Beachland Ballroom”), la possenza del basso in “The Wheel”, la carica ritmica dei tamburi in “Never fight a man with a perm” che si intreccia con “Crawl!” fino a diventare un unico brano, l’infuocata “War”.
L’intensità non cala neanche nel finale dove gli inglesi si congedano con una scatenata (sia dal punto di vista sonoro che fisico) “Rottweiler” (ma chi sarà il bambino che ha suonato la batteria con l’ottimo Jon Beavis?).
Gli Idles sono una band che si diverte quando suona tanto da incastonare nel bel mezzo di “Love Song” un distopico medley di canzoni pop con Bowen letteralmente sdraiato sul pubblico a coordinare il tutto.
Padroni del palco ma senza protagonismo sfacciato, apertamente schierati dalla parte dell’antifascismo e della solidarietà tra i popoli, gli Idles hanno offerto un’esibizione live generosa e appassionata producendo una sensazione di benessere condiviso da tutti i presenti, sopra e sotto il palco.
Setlist:
1. Colossus (Joy as an act of resistance)
2. Car Crash (Crawler)
3. Mr. Motivator (Ultra Mono)
4. Grounds (Ultra Mono)
5. Mother (Brutalism)
6. Divide and Conquer (Brutalism)
7. The Beachland Ballroom (Crawler)
8. Never fight a man with a perm (Joy as an act of resistance)
9. Crawl! (Crawler)
10. 1049 Gotho (Brutalism)
11. Mtt 420 RR (Crawler)
12. The Wheel (Crawler)
13. Television ( Joy as an act of resistance)
14. A Hymn (Ultra Mono)
15. War (Ultra Mono)
16. Wizz (Crawler)
17. Love song (Joy as an act of resistance)
18. Medley
19. I’m scum (Joy as an act of resistance)
20. Danny Nedelko (Joy as an act of resistance)
21. Rottweiler (Joy as an act of resistance)