
“Stanze in riva al mare” è un celebre quadro di Edward Hopper, un quadro simbolo dell’immaginario del celebre pittore surrealista, un immaginario che pone la solitudine e l’instrospezione al suo centro: è da questo immaginario che prende il via l’avventura dei Rooms by the Sea, giovane band fiorentina fondata nel 2016 da Teresa Rossi (voce, chitarre) e Lapo Querci (tastiere), a cui si sono aggiunti Elena Collina (batteria, percussioni, cori) e Mattia Papi (basso, cori).
Il loro primo album è Rivers and Beds e arriva dritto come un pugno nello stomaco, un pugno che risveglia dal torpore, che fa aprire gli occhi sul mondo, un mondo in cui l’immaginario poetico e quello visivo sono parti importanti quanto quella sonora.
Dai Daughter a Florence & The Machine, ai Manchester Orchestra, i riferimenti dei Rooms by the Sea si sentono tutti ed è ben chiaro l’immaginario che Teresa Rossi e compagni vogliono evocare: brani come “Copenaghen” o “Hollow (Seeking for)” sono potenti e lirici allo stesso tempo, atmosfere avvolgenti e soffuse in cui perdersi, chiudendo gli occhi e correndo all’impazzata in cerca di qualcosa di straordinario da ammirare, come un panorama nebbioso di Friedrich.
Ogni canzone ha un cuore pulsante e se ne percepisce la forza immaginandola in acustico, dimensione in cui funzionerebbe altrettanto bene rispetto all’arrangiamento più articolato che le è stato dato (“Cold Stream” ad esempio).
Il talento di questi 4 ragazzi fiorentini è evidente e abbagliante: siamo di fronte a una band che potrebbe funzionare anche oltre i confini italiani, se le premesse poste da “Rivers and Beds” saranno mantenute nel tempo.