Abbiamo fatto quattro chiacchiere con i Dejawood, trio romano che con “Alti momenti di crisi” ha appena pubblicato un esordio che mescola rap, blues, atmosfere desertiche del nord-Africa e tanti elementi più disparati, fino però a creare un sound ricco e avvolgente. Non potevamo perdere l’occasione per sapere come è nato tutto questo.
Come sono nati i Dejawood e cosa significa fondare una band in un momento storico tanto difficile, soprattutto per il settore musicale?
Siamo nati in maniera molto naturale, abbiamo iniziato a suonare ognuno il proprio strumento con tutte le influenza che ci contraddistinguono. Il settore musicale è in crisi come mille altri settori purtroppo.. ma indipendentemente da questo, quando si fa arte non ci si pongono domande sul settore. Si fa e basta.
Il vostro sound spazia dai ritmi africani fino all’elettronica e a sonorità più indie, ma voi se doveste definirlo in poche parole come lo definireste?
Ci piace definirlo Ethnic Electronic Rap. Fuori dalle etichette invece ci piace pensare alla nostra musica come “uno sguardo che viene dall’urbano e mira ai posti più sperduti del pianeta”.

Qual era il vostro obiettivo quando avete unito i vostri gusti musicali tanto variegati e pensato “ok può funzionare”? In sostanza, chi vogliono essere i Dejawood?
Ricordiamo con entusiasmo il momento in cui abbiamo capito che questo miscuglio poteva funzionare, eravamo fomentati, ridevamo e abbiamo alzato il volume! Non vogliamo essere nessuno o niente in particolare, vogliamo, anzi vorremmo solo continuare a fare musica insieme e con piacere.
“Trenchtown” e “Uroboro”, i vostri singoli, sono due sfaccettature di un mondo che sembra quanto mai variopinto: c’è spazio per questo tipo di musica, che si può anche definire ricercata, in un mondo fatto di ascolti spotify mordi e fuggi come oggi? Che reazioni vi aspettate voi per il vostro primo disco?
“Non si può cercare un negozio di antiquariato in via del corso”. Insomma esiste il Mainstream come esistono le sottoculture musicali che in pochi apprezzano ma che non vuol dire non esistano e non debbano avere il loro giusto riconoscimento. Dal nostro album ci aspettiamo che la gente ci ascolti e venga a cercare, a parlare, a chiedere cose tecniche o curiosità. Insomma che si crei un giro
Infine: i Dejawood live che esperienza saranno? Siete già pronti per le prime uscite dal vivo?
Nei live avremo una formazione allargata essendo noi in 3 originariamente. Porteremo per questo altri 2 musicisti che rendano il tutto compatto ed energico. Uniremo pezzi originali propri dell’album d’esordio ma anche inediti e medley, insomma siamo prontissimi per le date in estate, non vediamo l’ora!