A due anni dal disco con il titolo profetico (“L’ultima Casa Accogliente”) che involontariamente ci ricorda dove abbiamo passato la gran parte del tempo in questi tempi “pandemici”, anche se per tante persone quella casa non era per nulla accogliente (ma questa è un’altra storia), tornano Appino, Ufo, Karim e il Maestro Pellegrini con un altro disco che dice tutto già dal titolo: Cari Fottutissimi Amici, che probabilmente nel nome omaggia l’omonimo film di Mario Monicelli, uscirà il 27 maggio via Polydor (qui il preorder).
Le dieci tracce inedite presenti nel disco ospitano ognuna un amico, una compagna di avventura, un assembramento di musicisti che hanno partecipato alla registrazione, nella tracklist in basso ci sono i nomi di tutti e tutte le persone coinvolte.
Ad anticipare l’album abbiamo già avuto modo di ascoltare un po’ di tempo fa “118” assieme a Claudio Santamaria in veste di “crooner” su un brano che sposta ulteriormente l’asse musicale degli Zen Circus grazie all’apporto di texture elettroniche e all’andamento squisitamente post punk grazie ad una azzeccatissima sezione ritmica. La band introduce così il pezzo “Il basso, la parte inferiore, il fondo. Dove ogni tanto ci piace guardare per sentirci tutti un po’ più in alto. Quello che non si trova nei social, nelle vetrine, nel regime imperante del ‘presobenismo’ a tutti i costi. Quartieri dimenticati dove il coprifuoco umano c’era ben prima del Covid e le ambulanze corrono a sirene spiegate anche tra risse, incidenti sul lavoro e disperazione. Tutto questo è 118, dove la differenza fra l’alto ed il basso esiste forte, ancora oggi.”
A seguire è arrivata la cavalcata lisergica di “Caro fottutissimo amico” che vede il featuring di Motta, amico di lunghissima data e membro ad honorem della band, con il quale scrivono il pezzo più lontano dalla galassia Zen per durata (quasi dodici minuti) e sonorità. Pure in questo caso lasciamo parlare il gruppo toscano “Nei dodici minuti di “Caro fottutissimo amico” abbiamo provato a concentrare i venti anni di fratellanza che legano gli Zen a Francesco (Motta) e viceversa. In tutti questi anni abbiamo collaborato certo, ma non avevamo mai pubblicato una canzone scritta, arrangiata, diretta, prodotta e cantata a quattro mani come fossimo una sola entità. Lo abbiamo fantasticato spesso, ci siamo presi il nostro tempo ed ora è il momento giusto”.
01_OK BOOMER (feat. Brunori Sas)
02_VOGLIO INVECCHIARE MALE (feat. Management)
03_FIGLI DELLA GUERRA (feat. Speranza)
04_RAGAZZA DI CARTA (feat. Luca Carboni)
05_CARO FOTTUTISSIMO AMICO (feat. Motta)
06_IL DIAVOLO È UN BAMBINO (feat. Emma Nolde)
07_JOHNNY (feat. Fast Animals and Slow Kids)
08_118 (feat. Claudio Santamaria)
09_MERAVIGLIOSA (feat. Ditonellapiaga)
10_SALUT LES COPAINS (feat. Musica da Cucina)
Aggiornamento 13/05/22: La band sceglie come terzo singolo la traccia che aprirà il disco, “Ok Boomer” già dal titolo spiega il suo contenuto (per le pochissime persone che non sanno chi sia un Boomer… beh probabilmente è perché lo siete. Google vi verrà in aiuto) e il comunicato diffuso assieme al pezzo ne spiega la genesi e perché proprio la scelta di Dario Brunori (Boomer pure lui). “L’estate scorsa, mentre ammazzavamo il tempo durante l’ennesimo viaggio in autostrada, Dario ci manda un messaggio vocale. Era la bozza di una canzone per chitarra e voce intitolata ironicamente “I Ragazzi di Joggi” (il suo paese natio, arroccato nella Valle dell’Esaro in Calabria). Una volta ascoltata ci siamo detti immediatamente che era quella giusta da lavorare per il nostro album di collaborazioni “Cari Fottutissimi Amici”, diventando di fatto l’unica del lotto non proposta direttamente da noi. Così a settembre ci siamo trovati tutti insieme a Cosenza, l’abbiamo provata e riprovata, manipolata, stravolta, arrangiata ed infine registrata. Musicalmente il brano è l’incontro fra il mondo Brunoriano e quello Zen, dove una canzone d’autore Italiana a tutto tondo si veste della ritmica e delle chitarre di quel rock d’oltreoceano trasversale a noi tanto caro. Testualmente invece Appino e Dario hanno lavorato a lungo e minuziosamente sulle proprie differenze, utilizzando le rispettive adolescenze per raccontare a modo loro cosa succede quando la tua generazione diventa quella de i “Ragazzi di ieri”.