
La Fame, ciò che ci spinge in avanti, verso gli obiettivi della vita, verso l’automiglioramento, facendoci uscire dalle secche che normalmente ci arenano nel percorso di crescita personale: è questo il concetto attorno a cui ruotano gli otto brani che compongono il secondo album di Chiara Vidonis, cantautrice triestina, autrice nel 2015 del bellissimo “Tutto il resto non so dove”.
8 nuove canzone che si sono sedimentate negli anni sul quaderno degli appunti di Chiara e alla fine le hanno chiesto prepotentemente di uscire, da “La mia debolezza”, splendida nella sua delicatezza, nel lasciarci immaginare l’incontro tra due innamorati, umanamente nudi l’uno di fronte all’altra, passando per “Lontano da me”, primo singolo estratto, un vero e proprio promemoria che Chiara fa a se stessa sui propri sogni, sul percorso da fare per raggiungerli, spesso non lineare ma da percorrere senza paura, fino a “La mia fame”, brano manifesto di questo disco, in cui Chiara Vidonis ci mostra cosa sia per lei un’ambizione sana, una curiosità verso il progredire nella vita, assaporando ogni momento con giustezza senza lasciarsi troppo assorbire e travolgere dalle cose.
Gli otto brani compongono un quadro univoco ma pieno di sfumature e la produzione di Karim Qqru (The Zen Circus) gli conferisce un taglio rock e contemporaneo che si unisce alla leggiadra intimità della Vidonis: ne viene fuori una carezza incisiva e avvolgente al tempo stesso, un disco di cui è difficile stancarsi e da cui è difficile staccarsi, perché in fondo tutti abbiamo “fame” di qualcosa.