
Xenoverso’, s.m. dal gr. xénos ‘straniero, ospite’ || dal lat. versus, part. pass. di vertĕre ‘volgere’: L’ambiente che contiene tutto ciò che è inclassificabile nell’insieme dei corpi e dei fenomeni del nostro Universo; inconoscibile: l’ermetismo dello X., l’inafferrabile X.; ciò che confina con tutti gli spazi, i tempi e le dimensioni dell’Universo nell’insieme delle cose che si antepongono o che vengono escluse nella percezione della nostra realtà: non mi hai visto perché sono stato nello X.; ho dei messaggi dallo X.; la mia ombra è un residuo dello X. || Termine utilizzato nel trattato ‘La filosofia dei Versi’ (autore anonimo) per descrivere l’interazione tra l’Universo e lo X., tale interazione è spesso conflittuale.’
È dalla definizione linguistica di XenoVerso che parte il nuovo album di Rancore, che in realtà è molto più di un album, è un vero e proprio racconto che mescola realtà e fantasia lungo 17 brani che confermano come il rapper romano sia una delle penne (e delle menti) più fini ed acute della sua generazione: lo XenoVerso che Rancore si inventa come contesto dei suoi racconti in rima gli permette di spaziare, di essere tagliente o mellifluo a seconda delle occasioni, unendo il tutto a un sound dritto, viscerale, eppure a suo modo ricercato (basta ricordare “Eden”, già portata a Sanremo 2 anni fa e vincitrice del Premio Bardotti per il miglior testo).
Potenza, tecnica, carisma, acuminatezza: tutto questo è lo XenoVerso di Tarek Iurcich, alias Rancore, che una volta di più si presenta come un artista credibile, sincero, cinico ed estremamente lucido, spietato fotografo del presente e, forse, presago del futuro che porterà il nostro Universo a contatto con lo XenoVerso di sua invenzione.
