
Torna la poesia lieve di Carlo Senna, lungo 10 brani che trasudano cantautorato da tutti i pori, pur essendo poi formalmente frutto di una band che li ha arrangiati e impreziositi con un sound che sarebbe riduttivo definire unicamente cantautorale: quello che certamente traspare è la cura dei dettagli, come in un lavoro artigianale, in cui ogni pezzo che si leviga è un pezzo unico, così ascoltando i 10 brani di Tuttapposto, da “Stalattiti” fino a “Matematica”, si ha l’impressione di trovarsi di fronte a dieci gioielli intarsiati a mano, che si collocano in uno spazio senza tempo come solo le cose belle sanno fare.
Carlo Senna, coadiuvato dal fratello Simone e da Valerio Meloni, racconta di sentimenti, emozioni, come in “Piramidi”, dove viene fuori l’amore nella sua forma più genuina, il bisogno dell’altro imprescindibile o in “Letto” dove si esalta l’importanza della complicità, ma sa anche parlare dei momenti più complicati, del bisogno di ossigeno che si ha quando si sta andando a fondo (“Siderale”) fino al momento in cui si prende coscienza dei propri errori e si risale ad ampie bracciate anche dal fondo più scuro (la conclusiva “Matematica”).
Con un sound indie, intimista ma anche sbarazzino all’occorrenza, i Senna confermano quanto di buono avevano fatto intuire col disco d’esordio e si conquistano un posto di rilievo sulla scena della nuova musica italiana, un posto di prestigio come quello che si meritano gli artigiani, depositari di un mestiere che quasi nessuno sa fare più con una certa cura.
