
Quarto disco in 5 anni per Luca Galizia, meglio noto come Generic Animal che, con Benevolent si tramuta in un mostro, ma non uno di quei mostri spaventosi, bensì un mostro tenero, bisognoso d’amore, che si fa portavoce del lato più intimo e fragile di Luca.
Lungo i dieci brani di “Benevolent” infatti, Galizia si mette a nudo, tornando anche ad un suono scarno ed essenziale che fa pensare a un certo indie rock anni ’90 (gli Weezer in particolare, ma anche qualcosa degli Smashing Pumpkins) su cui i suoi versi si adagiano perfettamente, sono protagonisti e colpiscono al cuore l’ascoltatore: “Piccolo” rivela subito la difficoltà di diventare adulti, rovesciandosi poi nella paranoia di “Incubo” e soprattutto nell’inquietudine di “Clermont”, dove la voce di Jacopo Lietti (Fine Before You Came) rafforza questo senso di inadeguatezza, di precarietà, che si percepisce lungo il disco e in questo brano in particolare.
Se con “Bastone” si torna a parlare dell’incapacità di sentirsi “giusti al posto giusto”, quasi in un’infinita impossibilità di esprimersi in un contesto sociale, attanagliati dalla paura (“io non dico mai niente tengo tutto per me. Vuoi darmi un cazzotto? Chiamiamo un dottore, avessi la forza come ti affronterei”) è solo con “Recinto” che si intravede un bagliore di luce per uscire dalle insicurezze, quando la voce di ClausCalmo sembra riuscire a calmare il “mostro” Benevolent.
Generic Animal parla a se stesso ma anche a tutti noi, perché tutti noi abbiamo paure da esorcizzare, recinti da cui invece dovremmo fuggire piuttosto che starci bene dentro. “Benevolent” è un disco da ascoltare per riuscire a far pace con i propri lati bui, le proprie ataviche ansie e capire che, in fondo, tutti noi abbiamo dei mostri dentro, ma sono solo mostri bisognosi d’amore, di cui non dobbiamo avere paura.