Emma Ruth non sta ferma un attimo. Dopo aver pubblicato lo splendido “On Dark Horses” e dato vita a diverse collaborazioni interessanti, tipo quella con i Thou e con Chelsea Wolfe (il singolo “Anhedonia“), arriva la notizia della sua prossima produzione discografica intitolata Engine Of Hell che sarà pubblicato il 5 Novembre via Seargent House (qui il preorder).
L’album presenta otto tracce al suo interno ed è stato scritto in un momento molto delicato della vita di Emma, il divorzio dal suo compagno Evan Patterson, non è un caso se l’apertura del disco, nonché primo singolo, sia stato affidato alle scarne note di piano di “Return” che da sole vestono il cantato della musicista americana la quale fornisce qualche dettaglio in più sul pezzo e sul video che ha personalmente diretto: “Un esame dell’esistenziale. Una poesia frammentata. Cercare di quantificare di cosa si tratta definitivamente o pontificare sul suo significato concreto vanifica lo scopo del fare arte. Non sono una scrittrice. Faccio musica e immagini per esprimere cose che le mie parole non possono trasmettere o emozionare. Ho studiato il balletto e la pratica dell’espressione attraverso il movimento, che ho incorporato nel video. Ho coreografato una danza per la canzone, alcune delle quali si vedono. I pezzi si vedono attraverso. Da quando ho completato Engine Of Hell, mi sono sempre più allontanata dalla musica per dedicarmi a cose come la danza, dipingere e lavorare su idee per video o piccoli film. Il “ritorno” è il risultato di quegli sforzi.“
01 “Return”
02 “Blooms Of Oblivion”
03 “Body”
04 “The Company”
05 “Dancing Man”
06 “Razor’s Edge”
07 “Citadel”
08 “In My Afterlife”
Aggiornamento 13/10/21: Emma propone un altro spicchio del suo nuovo lavoro discografico, è la volta di “Blooms Of Oblivion” con i suoi tempi rallentati ed una struttura ridotta pelle e ossa con la musicista americana e la sua chitarra in primissimo piano e senza orpelli di contorno a distrarre l’ascoltatore. Il video che accompagna il singolo è stato diretto dalla stessa ERR assieme a John Bradburn, vede come protagonista un fluttuate Emma adulta e il suo doppio da bambina. Ecco come lo racconta: “Nel video utilizzo un cappotto oversize per rappresentare un’esperienza più grande del normale e gravosa per la bambina. La sensazione di essere liberi di cadere nel caos. Non avere alcun controllo sulle tue circostanze. La canzone e il video descrivono i sentimenti che provavo da piccola e come questo ha plasmato chi sono diventata: negoziare con il mio passato e svegliarmi con la donna che cerco di diventare attraverso l’amore per me stessa, l’autogenitorialità e il perdono e la trasformazione che può portare.”
Aggiornamento 05/11/20: il ritorno di Emma è scandito da un ritorno all’essenzialità, dove gli arrangiamenti comprendono principalmente pianoforte, chitarra e voce; dove la maggior parte dei brani è stato registrato alla prima take (o comunque senza aggiungere artifici o perfezionamenti successivi); dove i testi scavano a mani nude nel passato della musicista americana attraverso ricordi di infanzia e il racconto di episodi famigliari.
Lontano anni luce dai “sogni febbrili” ascoltati (e apprezzati tantissimo) nel precedente album. Ancora più lontana dalle collaborazioni sfociate nel metal (Marriage, Thou), “Engine of Hell” si attesta come il disco più intimo e “puro”, di una fragilità compositiva toccante (soprattutto per lei) di una donna che attraversa il dolore, ma non solo, per poter liberarsi definitivamente dei propri demoni e iniziare a guardarsi allo specchio – come in copertina – riscoprendo una persona nuova che conosceva da tempo.