
Sono di Bari e sono giovani gli STREBLA, band noise, che si presenta a tutti con “Cemento”. A colpire subito in faccia, oltre alla violenza che spacca le mandibole, è l’assoluta mancanza di quel superficiale intellettualismo che affligge tante uscite nostrane.
Il disco è composto da dieci pezzi, tutti carichissimi e dotati di una notevole personalità. Come opera prima ci siamo. Il disco è ben prodotto e non stufa sostanzialmente mai. Personalmente mi ha colpito letteralmente la prima parte, cioè dalla infuriatissima opener e titletrack fino alla demolizione industrial di “Someone Locked The Door”. Questi primi cinque pezzi sono qualcosa di fresco e feroce, genuino ed elettricamente devastato e devastante. “Carne” è pura declaratoria nichilista e “Rag” è una disperata caduta nel post hardcore più truce, che si conclude con l’emblematica (ed arcinota) riflessione di un ragazzo tossicodipendente romano. Infine, “Atrocities”, pur sembrando un intermezzo fine a se stesso, con synth malatissimi e un incedere da Battles presi bene, è un piccolo gioiello.
La seconda parte del disco si apre con “Decapito” e la storia cambia (quasi) completamente. Restano i suoni eccezionalmente spacconi, ma ritmo, tiro e, soprattutto, attitudine abbracciano a piene mani la tradizione post hardcore italiana, per non citare i Fast Animals and Slow Kids… Delusione? Non proprio. Piuttosto è un cambio di rotta inaspettato. Il pezzo è ben bello, ma ero ormai proiettato in altri ambienti. Sicuro questo pezzo sarà l”“anthem” del gruppo e sarà una pacca micidiale dal vivo.
“Tra le dita”, veloce ed innocua, e un intermezzo (“Fatti d’arme di una guerra senza fortuna“), questa volta abbastanza inutile, ci trasportano alla conclusione composta da “Houdini” (Marnero, siete voi?), ultimo vera “canzone” del disco e dalla caotica “_” ovvero “trattinobasso“, mini-suite harsh noise.
Questo disco sicuramente è tra le cose migliori italiane di questo biennio matto e pieno di Covid: una testimonianza della vitalità di certi ambienti, mai domi. Con la riapertura dei concerti, pare scontato consigliare a tutti di noi di intercettare al più presto questi ragazzi pugliesi e rivivere la sensazioni di essere pettinati dalle chitarre.
(Aaron Giazzon)
