
Sette brani, uno per ogni giorno della settimana, anzi per ogni notte: così si presenta il disco di Bluem, al secolo Chiara Floris, intitolato appunto Notte. Ed è proprio un’unica intensa settimana di esplosione creativa il tempo di gestazione dell’intero lavoro, un lavoro che sorprende e colpisce per la capacità di coniugare un’elettronica minimale ed elegante ad uno splendido lavoro di armonizzazione e di arrangiamento delle melodie.
Se Bon Iver incontrasse Frank Ocean a un concerto di Rosalia (e potrebbe succedere) probabilmente quello che ne uscirebbe fuori non sarebbe troppo dissimile da “Notte”, anche se il primo nome che viene in mente ascoltando questi brani intitolati ognuno con il nome di un giorno della settimana è quello di Blood Orange.
Chiara Floris ci fa riflettere sui rapporti umani, su relazioni deteriorate in cui ha sofferto e che l’hanno anche in parte lasciata ferita, a terra, ma sempre capace di reagire e cercare nuovi stimoli, viaggiando per il mondo per incontrare i suoni del jazz americano, piuttosto che perdersi nei ritmi africani, ma sempre con lo sguardo rivolto verso casa, quella Sardegna dai cieli stellati eppure scurissimi in cui Chiara immagina le proprie nonne vestite in abiti tradizionali (le foto di Jasmine Farling sono tutte da godere).
Siamo di fronte ad un talento notevolissimo, Bluem, che riesce a fare da trait d’union tra mondi apparentemente lontanissimi ma che, in fondo, sono uniti proprio da lei in quanto figura femminile figlia di certi contesti ma anche di certi tempi. “Notte” è un disco profondamente del 2021, ma, anche, straordinariamente nostalgico rispetto ad un passato tanto intenso da sembrare quasi mi(s)tico.
(Alessio Gallorini)
