
Uno dei significati del termine Anamorfosi fa riferimento ad “una rappresentazione pittorica realizzata secondo una tecnica di deformazione prospettica che ne consente la corretta visione solo da un unico punto di vista, mentre risulta deformata e priva di senso se osservata da altre posizioni”; questo significato si adatta perfettamente al lavoro degli Alan +, alias Tony Vivona e Alessandro Casini, che dalla prospettiva sbagliata può sembrare un lavoro di spoken word in salsa rock a la Massimo Volume, ma in realtà nasconde riferimenti ben più arditi: dentro “Anamorfosi” c’è il gusto per la sperimentazione, per il racconto e la poesia, con le parole che disegnano storie apparentemente momentanee ma che, assaporate lentamente, sanno di eternità, perdono la connotazione temporale.
I due fiorentini, con alle spalle progetti come Deadburger o No One Orchestra, mettono tutta la loro storia musicale al servizio di un’idea che punta a mescolare i tratti della spoken word con il liricismo post-rock di Nick Cave, ma forse ancora di più col suo progetto più sperimentale, i Grinderman, per tacere dei richiami agli Swans.
Insomma i Massimo Volume stanno sullo sfondo, ma qui virano decisamente verso lidi in cui è la ricerca sonora, il voler mescolare elettronici e chitarre, spesso percosse più che suonate, per trovare quel punto di incontro “noise” che sia in perfetto equilibrio tra rumore ed armonia.
Se vi apprestate ad ascoltare “Anamorfosi” fatelo con lentezza, prendendovi il giusto tempo, per non liquidarlo come qualcosa di banale e già sentito, ma gustandovi ogni riferimento ed ogni sfumatura di un lavoro assolutamente certosino.
(Alessio Gallorini)
