
“All the ale you can inhale/all the food you can consume/all my friends at the table/everything I’d die for in one room”: questi versi di “Valhalla” – birra, cibo, amici – potrebbero essere il mantra dei ventenni australiani Skegss che hanno pubblicato il loro secondo album un mese fa.
La cover, per quanto accattivante, trae in inganno dato che ripropone il tipico stile a scacchi che contraddistingue lo ska sebbene in questo Rehersal di quel genere non vi sia traccia. Si tratta di una sequenza di brani di puro punk-indie-rock con spruzzate di surf e garage qua e là, potenti, melodiche e che ben si prestano ad essere colonna sonora ideale per una festa spensierata in spiaggia.
Diventati la band-simbolo che ama le grandi bevute, le grandi abbuffate e il calore degli amici casinisti, per questo lavoro gli Skegss si avvalgono della produzione di Catherine Marks (Manchester Orchesra, P.J. Harvey, Killers) che conferisce solidità alla leggerezza sonora dei tre musicisti.
Ma non di solo divertimento è fatta la musica degli Skegss, la determinazione e la decisione di investire seriamente la propria vita in questo progetto musicale si è scontrata con le necessità pratiche di tutti i giorni, come racconta il vocalist/chitarrista Ben Reed: “Ero abbastanza timoroso di perdere il mio lavoro nella birreria perché spesso mi assentavo per suonare ai concerti. Mi ricordo di essermi confidato con Farmer Greg – che veniva a prendere il malto per le sue mucche (…) gli ho chiesto cosa avrei dovuto fare e mi sono sfogato e lui mi ha detto: ‘Fallo. Questa non è una prova generale. Vai per la tua strada, questo lavoro puoi anche farlo dopo’. Era decisamente quello che avevo bisogno di sentirmi dire”.
Se l’elemento prevalente dei testi è il desiderio di stringersi intorno agli affetti e ai momenti belli che affiatamento e amicizia regalano, nei testi affiorano le incertezze per il futuro e quella insicurezza di fondo che permettono di osare senza sentirsi presuntuosi.
Coraggio dell’incoscienza e volontà di essere felici, consapevolezza e malinconia: questi sono gli elementi che rendono “Rehearsal” un album vitale ed energico, anche nei suoi momenti più riflessivi. Come in “Curse my happiness” dove Reed canta “I’m not perfect/but I’m still happy/I’m not nervous but I still shake”.
Giovani, onesti e appassionati.
(Patrizia Lazzari)
