
C’è Genova con i suoi vicoli ed anfratti. C’è Genova con i suoi negozietti piccoli e a contatto diretto coi vicoli e l’aria viziata dentro. L’umidità tipica delle città di mare, lì è ancora più densa e palpabile. Poi c’è la Genova della musica pesa. Dopo i cantautori, negli anni 10 la città ha sfornato esperienze musicali davvero interessanti e, soprattutto, pesanti. Tanto è merito anche di etichette orgogliosamente indipendenti che c’hanno messo faccia e soldi. Una delle più rappresentative è la Taxi Driver Records di Massimo Perasso e Sara Twinn. Entrambi talentuosi ed impegnati musicisti, si sono dedicati anima e core al progetto della label ed hanno anche gestito per anni un suggestivo negozio di dischi, che ho avuto la fortuna di visitare.
A Genova, in tutto sto marasma di stimoli, ci sono anche gli Üt, una band noise rock che ha all’attivo due dischi e che, all’inizio di questo 2021, li vede ripubblicati proprio da Taxi Driver. L’uscita s’intitola Queant Laxis ed è edita in un prezioso cartone serigrafato, che da solo vale il prezzo dell’oggetto. Dentro ci sono, appunto, i due dischi usciti finora. I primi dieci pezzi sono quelli del debordante esordio, “Noise Deadening Barrier” (2015 – Marsiglia Records), di cui parlai già benissimo all’uscita.
Le canzoni restanti sono quelle del secondo e maggiornemente destrutturato, “δ γ ε β” (2017 – Marsiglia Records, Taxi Driver Records). Di questo disco credo di non aver scritto e, quindi, mi ci dedico con attenzione. Sottolineo, innanzitutto, l’amore per questi suoni, così taglienti e lo-fi da ammaliare ogni appassionato. La struttura dei brani è godibilmente amelodica, come solo gli Unwound (“Golden Era”) dei tempi migliori sapevano fare. In realtà ci sento anche un pizzico di My Bloody Valentine (“Dawn Wall”), altri indimenticati maestri. Ci sono anche segnali di Rodan qui e là (“The Fresh-One” è un pezzone).
La varietà e maggiore complessità dei pezzi del secondo disco, me lo fanno preferire al primo. Sarà per la volontà di osare maggiornemente con dinamica e melodia. Sarà per la spiccata componente noise, che è sempre stata presente, ma in pezzi come “Panda Love” e l’opener-non-più-opener “Yosemite” è davvero prepotente e ben focalizzata.
Tutta sta bellezza si chiude con una cover inaspettata: “By This River” di Brian Eno (!). Ammetto di non conoscere il pezzo e di averlo recuperato in quest’occasione. Detto ciò la performance dei nostri genovesi è convicente come tutte le sedici tracce precedenti, quindi non posso che umilmente riconoscere negli Üt una delle migliori band nostrane oggi, come da diversi anni a questa parte.
(Aaron Giazzon)
