A volte le feste in cui c’è un karoke creano enorme imbarazzo e serate disastrose, o immensamente tristi come quelle orientali a là Lost in Translation, altre volte invece sono il punto di partenza per qualcosa di molto più consistente di una serie di canzoni cantate davanti ad un monitor. È il caso dei Dry Cleaning che si sono conosciuti proprio durante un party, nel 2017: Nick Buxton (batteria), Tom Dowse (chitarra), Lewis Maynard (basso) e Florence Shaw (voce), provenienti da South London, decisero di mettere su una band e pubblicare l’EP “Boundary Road Snacks and Drinks e Sweet Princess” nel 2019.
Due anni più tardi raccolgono tanto materiale da riuscire a mettere in moto l’esordio su lunga distanza intitolato New Long Leg che uscirà il 2 Aprile via 4AD (qui il pre-order).
La musica del combo inglese è un rock teso e spesso dissonante, con il cantato di Florence che tocca tonalità in cui spesso appare la sagoma di Kim Gordon mentre le sue parole viaggiano su temi quali la separazione, la fuga dalla realtà e tutta quella gamma di sentimenti che muovono le relazioni tra esseri umani come amore, rabbia, vendetta e ansia. Shaw aggiunge“ il titolo è ambiguo; una gamba lunga e nuova potrebbe essere un regalo costoso, qualcosa che cresce o la riparazione di un tavolo.” Poi riguardo al primo singolo “Strong Feelings” – diretto dal chitarrista Dowse, il cui risultato di ricerche su Google hanno portato a nozioni sui metodi base della costruzione di strade del glitch artist Neozelandese e residente in Massachusetts, Sabato Visconti – Florencedice “parla dell’essere segretamente innamorati di qualcuno e del ruolo distruttivo della Brexit nelle relazioni amorose.”
Aggiornamento 02/04/21: No wave, new wave, post wave sono solo etichette che servono a dare una collocazione musicale alle band e un’indicazione di rotta per gli ascoltatori che, grazie a queste “fastidiose” labels, riescono a districarsi tra innumerevoli gruppi. Il debutto dei Dry Cleaning può essere definito semplicemente rock? Probabile, ma è un rock di rottura che preferisce non essere incasellato in modo discriminante. Appartiene a tutto ciò che non vuole essere necessariamente “friendly” per le radio mainstream, che non usa distorsioni in modo ammiccante, così come il cantato non cerca compiacimento o approvazione, visto che il più delle volte è usato in modalità “spoken word”.
Alla fine il quartetto mostra di avere già una personalità ben definita, non c’è nulla di acerbo o incompiuto, le idee sono chiare anche se il suono è il più delle volte scuro, umbratile e nichilista, trovandosi a proprio agio dentro quella scena britannica fiorente al fianco di Murder Capital, Tv Priest, Fontaines D.C., shame (e sicuramente sto dimenticando qualcun altro) senza minimamente sfigurare.