
Giulia Parin Zecchin è Julinko ed, anche, molto più di Julinko stessa. La trentenne veneta è, da anni, attiva in ambito artistico con interessi ed opere a tutto tondo. Julinko è lo pseudonimo sotto il quale Zecchin si approccia alla musica e porta avanti un percorso particolarmente originale, almeno, in Italia. No Destroyer è il nuovo EP della musicista, definito “solo”, poiché non si è avvalso, immagino, della collaborazione di Carlo Veneziano e Francesco Cescato, partner in crime in “Nèktar” (2019).
Questo EP è e sarà uno dei numerosi dischi figli della pandemia e dello stato di stress da essa causato. Già l’opera di Julinko non si può certa accreditare come luminosa, ma questo nuovo EP sublima ulteriormente il concetto di rarefazione applicato alla musica oscura. Infatti, alla formula del power trio, si predilige una solitudine strumentale, oltre che artistica e fisica. Altro elemento degno di nota è la capacità di fondere melodia e sperimentazione tramite linee vocali tanto lineari ed evocative che si intrecciano con suoni, talvolta rumori, di difficile categorizzazione.
Ecco, dunque, che incasellare “No Destroyer” è un’impresa complessa ed inutile. Le sei tracce dell’EP disorientano e tormentano dolcemente l’ascoltatore, in un rapporto di odi et amo continuo, rintracciabile nel rapporto tra melodia e rumore sopra descritto.L’EP si apre con un “non-intro” di circa trenta secondi, che lascia subito spazio alla title track, manifesto/anthem dell’opera. Un pezzo ripetitivo e minimalisma, slow core nel cuore e heavy nell’anima. Si prosegue “Oh Maiden”, litania agnostica dalla durata punk (poco più di due minuti). Dopo due ulteriori scintille di sperimentazione, la conclusione è affidata alla rarefatta “The Ribbon”. Questa è una canzone particolarmente affascinante e fascinosa. E’, dunque, una splendida chiusura di un lavoro ben pensato e ben fatto.
In chiusura c’è da dire che a supportanre la produzione ci pensano Dio Drone, Dischi Devastanti sulla Faccia (!) e Ghost City Collective.
(Aaron Giazzon)
