
Una raccolta di perle, che erano rimaste chiuse in un cassetto di Moltheni per un decennio o giù di lì: si chiude così il cerchio dello storico moniker dietro cui si celava Umberto Maria Giardini, che ha poi efficacemente proseguito la sua carriera senza più pseudonimi, perchè la poesia certo non si perde col nome.
È tuttavia un piacere rituffarsi negli anni ’90 e ritrovare perfettamente compiute quelle dinamiche che rendevano Moltheni un vero e proprio capostipite di quella che poi sarebbe stata definita “scena indie”, nonchè una delle penne italiane più ispirate.
Anche nel 2020, così come lo sarebbero stati nel 1999, brani come “Ieri”, primo singolo estratto, piuttosto che “Il quinto malumore” o “La mia libertà” suonano semplicemente senza tempo, con i versi che si intersecano perfettamente sul suono folk rock che ha reso iconico Moltheni: ogni parola appare intarsiata da un artigiano, quale è Umberto Maria Giardini.
Questi 11 brani che chiudono il cerchio (?) di Moltheni vanno semplicemente ascoltati con orecchie e cuore aperto, perchè lo sanno riempire di gioia e vi faranno sentire “a casa”, dentro un suono così familiare a cui certamente avrete legato, come chi scrive, ricordi e momenti belli.
Non resta che dire grazie a Umberto per averci permesso di venire in possesso di queste undici tracce e aver aperto quel cassetto. Come tutte le grandi canzoni, non conta poi molto che non siano uscite all’epoca, conta, semplicemente, che siano uscite.
(Alessio Gallorini)
