
Venti, come quest’anno qui che nessuno scorderà più o, più prosaicamente, come le canzoni che contiene, che però di quest’anno sono figlie più che legittime: è questo il titolo del nuovo album di Giorgio Canali & Rossofuoco, concepito ai tempi della pandemia a marzo scorso (“Il Grande Panico Globale”, lo chiama Giorgio), un vero e proprio disco in smart working in cui ognuno ha aggiunto le proprie parti, che sono poi state mixate tutte insieme.
Beh, quello che ne è venuto fuori è un disco doppio, struggente nella sua precarietà, con Canali che al solito si erge a profeta lisergico e schietto, ancora più caustico del solito, fin da “Eravamo noi”, il quadro di una generazione che ha passato gli ultimi 30 anni a cambiare casacche cercando di sopravvivere, non riconoscendosi in fondo in niente.
Il Canali “ingabbiato” del lockdown sa anche farsi malinconico, forse metereopatico (“Meteo in cinque quarti”), sempre però senza troppi fronzoli, su un’arpeggio di chitarra tanto semplice quanto efficace.
“Morire perchè” è un manifesto poetico, Dalla dato in pasto a un punk emiliano: ne può uscire fuori solo una meraviglia.
Non mancano ovviamente i momenti più ritmati come “Inutile e irrilevante”, in cui va in scena il Canali politico, che ha una parola buona per tutti (si fa per dire).
Venti brani che sono una fotografia di una persona vera, Giorgio, che è sopravvissuto a tutto e continua a sopravvivere e a mandare tutti a farsi fottere, utilizzando la sua chitarra e le sue parole taglienti come armi per spaccare i cuori e aprire i crani.
Questo disco non può lasciare indifferenti, vi farà sorridere, arrabbiare, intristire, vi farà venire voglia di bere e poi anche di uscire, insomma è un disco che parla e dice tantissime cose, nettamente. E anche voglio dire una cosa, come Giorgio Canali, in modo netto: è un grande disco.
(Alessio Gallorini)
