Sono tanti i fan, o forse quasi tutti, che non hanno mai perdonato agli Arab Strap la separazione avvenuta all’indomani dell’uscita di The Last Romance (2005), anche se nel frattempo Moffat e Middleton sono riusciti a ritagliarsi angoli decisamente interessanti attraverso side-project e dischi solisti. Bene, dopo 16 anni il duo è nuovamente pronto a scrivere (si spera) importanti pagine di musica alternativa con la pubblicazione di As Days Gets Dark in arrivo 5 Marzo 2021 su Rock Action (qui il pre-order).
Un album definito di evoluzione e rivoluzione poiché il duo è sì partito da dove ci avevano lasciati ma sono riusciti ad andare oltre quel suon sad pop a bassa fedeltà aggiungendo diversi elementi sonori (post rock e chitarre più rumorose, elettronica gentile e strutture disco) all’inconfondibile voce di Moffat tra il sussurro, lo spoken word e il cantato. Middleton mette il punto su tutto affermando che l’album è “la continuazione di quello che era prima ma anche un grande passo nel futuro e non c’è ragione di rimettersi insieme per realizzare mediocrità.” Moffat aggiunge “Parla di disperazione e oscurità. Ma in modo divertente. Non vuole recuperare gli anni ‘90, piuttosto l’intento è quello di creare un album decisamente diverso, con nuovi strumenti, suoni ed un forte desiderio di esplorare.” Poi aggiunge “ha un carattere tutto suo. È decisamente Arab Strap ma più vecchio, più saggio e sicuramente migliore.”
Middleton gli fa eco “È passato molto tempo dal nostro lavoro precedente, questa lunga distanza ci ha permesso di valutare e dissezionare il brutto e il bello di ciò abbiamo fatto. Non sono molte le band che hanno questa possibilità, quindi penso sia stato meraviglioso separarsi”. Moffat conclude divertito spiegando il modus operandi degli Arab Strap “continuiamo a fare quello che facciamo sempre: Malcom mi da delle parti di chitarra ed io ci cazzeggio sopra aggiungendo la parte ritmata e le parole.” e sul produttore Paul Savage dicono “porta benessere, fiducia e senso di continuità”. Poi concludono con una punta di soddisfazione “il nuovo lavoro suona pieno, luminoso e migliore perché ora sappiamo cosa stiamo facendo. In passato non siamo stati capaci di comunicare ciò che volevamo fare nello studio di registrazione.”
Ed è evidente quanto affermano i due non appena si ascoltano i primi estratti del disco: “The Turning of Our Bones” e “Compersion Pt. 1“. Il primo gira tutto attorno ad un chitarra mesta in loop a cui fa da contrappunto un beat incisivo, delle percussioni tropical e un bizzarro accostamento di clapping. Il cantato cadenzato di Aidan viene avvolto da diverse soluzioni nuove, o già sentite ma poco esplorate, quali il sax ed una drammatica sezione d’archi. Mentre il secondo, seppur con un impianto ritmico simile al precedente, gioca su soluzioni di chitarra più ruvide.
1. The Turning of Our Bones
2. Another Clockwork Day
3. Compersion Pt. 1
4. Bluebird
5. Kebabylon
6. Tears on Tour
7. Here Comes Comus!
8. Fable of the Urban Fox
9. I Was Once a Weak Man
10. Sleeper
11. Just Enough