
Tymbro – Machines EP (2020 – Somewherecold Records)
Cinque brani dal sapore shoegaze, ma che occhieggiano anche ad un certo synth pop quelli di Tymbro, progetto dell’italianissimo Gianpiero Timbro che torna con il nuovo EP “Machines”.
La tiratissima “You are so cool”, tra Depeche Mode e post rock alla God is an Astronaut, la sognante “You too”, una “Never.Low.In” che profuma di psichedelia alla Pink Floyd, l’accattivante “Universe” e “Onion rowing”, che ci riporta sui binari cari allo shoegaze più classico (alla Ride per intenderci): siamo di fronte a un piccolo gioiellino di genere, che piacerà ai cultori e che sembra partorito più nei pressi di Londra che nella periferia romana.
(Alessio Gallorini)

Fango – Tutte Quelle Volte Che Non Abbiamo Pianto (2020 – Dreamingorilla Rec)
Otto brani diretti, senza fronzoli, per raccontare tutte quelle ansie, quel disagio giovanile, quella caterva di sentimenti che ti prendono e ti stringono alla gola fino a non farti respirare e che sei costretto a buttare fuori, letteralmente vomitandoli con l’aiuto di chitarre che zittiscono tutto il rumore di fondo della vita.
I Fango vengono da Savona e Tutte Quelle Volte Che Non Abbiamo Pianto è il loro esordio, il loro sfogo: tra Gazebo Penguins e Fine Before You Came, tra Nient’altro che Macerie e Havah questi ragazzi liguri (Guido Buschiazzo chitarra, Arianna Astegiano basso, Paolo Rinaldi chitarra e Andrea Rossi batteria. Tutti alla voce) portano in giro il loro spirito punk, che nel 2020 è già un enorme merito. Se avete tra i 16 e i 30 anni sarà difficile non ritrovarvi in quel tipo di disagio, quell’urgenza. E vi verrà tantissima voglia di urlare i loro testi a squarciagola e pensare a quanto in questo 2020 sia diventato difficile poterlo fare sotto un palco, scambiandovi il sudore con un vicino di posto che non conoscevate fino a 30 secondi prima.
(Alessio Gallorini)

Bonetti – Qui (2020 – Bravo Dischi)

Il viaggio sonoro di Bonetti, giunto ormai alla sua terza fatica è un concept album sul concetto di “qui”. Non esattamente un qui fisico, geografico ma esistenziale, una ricerca di un posto nel mondo che si può trovare tra le piccole cose. “Camionisti”, la traccia che apre il disco e “Le risaie”, quella che lo chiude, descrivono due viaggi da o verso il “qui” che sono i cinque brani centrali, fatti di piccole cose: una passeggiata in solitaria, la ceretta, la luna, un sorriso, i palazzi, la metro alle sette, come se il posto nel mondo che tanto cerchiamo, spesso sia sotto i nostri occhi pieni di cose che ci fanno distogliere lo sguardo.
Il singolo “Non ci conosciamo più” ha un bell’incedere rilassato, come tutto il disco, che gioca su ritmi bassi e spesso acustici, quasi come se la ricerca passasse attraverso lo spogliare l’anima e di conseguenza anche gli arrangiamenti. Il disco è breve ma denso di significato, per un cantautore giovane ma già con le idee molto chiare su dove vuole portare la sua musica: in viaggio fino a “qui”.
(Mario Mucedola)


Arlo Bigazzi e Chiara Cappelli – Majakovskij! (Materiali Sonori, 2020)
Un progetto ambizioso, questa rilettura di Majakovskij che vede impegnati Arlo Bigazzi (volto noto della scena musicale italiana) e l’attrice Chiara Cappelli: il progetto si sviluppa in un disco, ma non solo, anche in un libro, due graphic novel e un vero e proprio spettacolo teatrale.
Vladimir Vladimirovic prende vita attraverso la voce di Chiara Cappelli e, da vetusto poeta della rivoluzione, diviene un giovane carnale, focoso, ispirato, un cantore di tempi che potrebbero somigliare moltissimo a questi: le sue poesie e gli stralci di vita si dipanano su un sottofondo urban fatto di elettronica e di un basso spezzettato ed efficace. L’invito alla ribellione si fa pressante, forte e affascinante: una pulsione intima che si fa universale e in cui è difficile che anche un giovane di oggi non si riconosca. Il grande merito di questa operazione sta proprio lì: Majakovskij non è mai stato così ben calato negli anni ’20 (quelli del 2000).
(Alessio Gallorini)
