
Passati dalle lande oscure della new wave i lombardi MasCara si affacciano adesso a quelle meno lugubri (ma solo in apparenza) dell’elettro-pop con un lavoro che è in realtà un vero e proprio concept su una realtà meno distopica di quanto potrebbe apparire: il mondo in cui viviamo si basa ormai sulla dicotomia uomo/macchina, una dicotomia destinata però ad essere superata, con le macchine che ormai condizionano la vita umana: ci muoviamo a colpi di like, photoshop, app di qualsiasi genere che ci condizionano la vita, che somiglia sempre di più a un episodio ben noto di Black Mirror.
I MasCara raccontano la storia di Eliza, che prova a ricostruire le fattezze della persona amata attraverso il recupero dei suoi ricordi digitali e lo fanno con undici brani che strizzano l’occhio all’r’n’b, al pop (elettronico), ma anche al blues (grazie anche al Milano Saxophone Quartet), in un perfetto connubio di sperimentazioni sia musicali sia testuali.
Lucantonio Fusaro, Claudio Piperissa, Marco Piscitiello e Nicholas Negri creano un sound riconoscibile e pongono all’ascoltatore una domanda semplice eppure atavica: dove ci sta portando il progresso? E siamo sicuri che tutta questa tecnologia non stia sfrondando un po’ troppo il panorama delle nostre emozioni?
Difficile rispondere, ma il tentativo dei MasCara è senz’altro di ottimo livello.
(Alessio Gallorini)
