
È con grande piacere che mi accingo a scrivere di Lament, quinto album dei Touché Amoré (già anticipato qui dopo l’uscita dei singoli estratti – “Deflector”, “Limelight” e “I’ll be your host) in uscita il 9 ottobre per la mitica Epitaph fondata da Brett Gurewitz (Bad Religion).
Dopo quattro anni dal bellissimo “Stage Four” ed un’intensa attività live, i cinque losangelini dimostrano fedeltà al genere post-hardcore che li ha resi celebri ma confermandosi in piena evoluzione, sia dal punto di vista compositivo che da quello sonoro.
Sicuramente ha contribuito la manina di Ross Robinson ma complessivamente è il grande affiatamento di suoni e parole creato dalle parole urlate dalla voce di Jeremy Bolm e da un impianto musicale che miscela melodia e ritmi a diverse velocità il vero pregio di “Lament”.
I testi sono un excursus filosofico ed introspettivo sulla sofferenza, sulla fragilità dell’essere umano ma anche sul senso di solidarietà e di conforto generati dall’amore e dall’affetto delle persone con cui si è in sintonia. Un raggio di luce, insomma, dopo la catarsi rappresentata dal precedente album – incentrato sull’elaborazione del lutto per la morte della madre del vocalist – e che ora trova qui qualche elemento di speranza e un ritrovato equilibrio.
Tale bilanciamento che sta alla base della vita di tutti noi, tra chiaro e scuro, bene e male, si ritrova in un pezzo come “The Reminders” dove, come dice Bolm “quando siamo preoccupati per qualcosa dobbiamo avere intorno a noi chi ci ricorda che c’è amore là fuori, che ci crediamo oppure no, ed a quello dobbiamo fare affidamento se vogliamo trovare la nostra salvezza”. Composta all’indomani dalla conclusione del procedimento di impeachment intentato contro Trump, è accompagnata da un video con una gustosa carrellata di amici più o meno noti (Skrillex, Andy Dull e molti altri) che si presentano con i loro animaletti in quadretti casalinghi di amorevole serenità.
“A Forecast“, il pezzo di chiusura, è una intima ballad introdotta da voce e piano quasi sussurrati per poi esplodere con la consueta forza di suoni e il cui messaggio finale – “Avrei bisogno di conforto, sono ancora qua fuori sotto la pioggia” – restituisce speranza pur in un’ottica di realismo scevro da facili illusioni.
Un gradito ed atteso ritorno per una band che conferma l’alto livello di una produzione che ci auguriamo riservi ancora molti altri dischi come questo.
(Patrizia Lazzari)
