
Quattordicesima fatica solista per la mente degli Husker Du, Bob Mould, già capace di rivoluzionare l’alternative rock made in USA; stavolta lo zio Bob ci regala un disco diretto e senza fronzoli, in cui la chitarra elettrica la fa da padrona, perfetto sottofondo per le sue parole affilate, che sferzano una società in cui lui si sente ai margini: quello che sta succedendo in America è sotto gli occhi di tutti e Mould pone l’accento sulla politica, su quanto certe componenti della popolazione siano non solo trascurate, ma letteralmente dimenticate dal pensiero dominante “trumpiano”.
In questo racconto lo zio Bob ci conferma ancora una volta di essere un songwriter superbo, capace di coniugare alla propria rabbia un senso per la melodia con pochi eguali al mondo. Ne viene fuori questo Blue Hearts, un lavoro solido, in cui spiccano brani come “American Crisis” o “Siberian Butterfly”, ma non si trascurano le ballad (l’elettrica “Everything to you”) e la malinconia (“Forecast of Rain”, un gioiello).
Siamo, insomma, ancora una volta dalle parti del capolavoro e, dopo 40 anni di carriera, non era per nulla scontato. Sempre sia lodato Bob Mould.
(Alessio Gallorini)
