L’occasione dell’uscita a marzo dell’ultimo lavoro “Bancarotta Morale“, abbiamo voluto porre alcune domande al duo di Bologna Violenta, in particolare sul concept del disco e il cambio stilistisco della musica del progetto.
Se alla base di Uno Bianca c’erano i noti fatti di cronaca nera ed anche Discordia richiamava un grave incidente ferroviario, con Bancarotta Morale ci sono quattro storie misconosciute e torbide, da dove arrivano?
[Nicola] Sono storie che ho raccolto in giro, raccontatemi da persone che ho incontrato durante gli ultimi anni. Quando porti avanti un progetto musicale (e non solo) come il nostro, capita spesso che qualcuno ci dica “dovreste fare un pezzo su questo personaggio” o “visto che vi piacciono le storie torbide, ve ne racconto una io, che sarebbe perfetta in un vostro disco”. Queste sono alcune di quelle che ho raccolto e che mi sono rimaste più impresse e nel momento in cui si è deciso il concept del nuovo album ci sono sembrate le più adatte.
Già ne “Il Nuovissimo Mondo” la critica sociale era aperta e spinta, possiamo considerare “Bancarotta Morale” un continuum?
[N] Direi che questo disco forse è quello più in linea con quanto descritto a suo tempo con Il Nuovissimo Mondo. Avevo voglia di tornare su questioni del genere, al limite del grottesco e a tratti disturbanti. Con Uno Bianca avevo affrontato una questione drammaticamente vera, mentre con Discordia ci eravamo spostati su territori meno specifici. Ora ci sembrava il momento di raccontare storie che facessero ridere, ma anche pensare, un po’ come era successo, appunto, dieci anni fa.
A proposito di concept, le foto che compongono l’artwork di copertina sono le reali immagini dei protagonisti delle storie narrate?
[N] No, non lo sono. Da un lato non avevo le foto dei protagonisti delle storie narrate, anche volendo cercarle, penso che la ricerca sarebbe finita nel vuoto. Dall’altro non credo che sarebbe stato molto bello finire sulla copertina di un disco, noi non siamo un giornale di cronaca e anche per una semplice questione di privacy non sarebbe stato corretto a nostro modo di vedere. Ho una discreta collezione di foto antiche che ho raccolto nel tempo in giro per mercatini e fiere e queste mi sono sembrate le più adatte, anche perché sono più o meno dell’epoca dei fatti narrati, oltre alla loro provenienza, che almeno in tre casi su quattro, è proprio la stessa.
Qual è il percorso creativo che ha portato all’evidente cambio di sonorità dal grindcore degli esordi a questa nuova via? Ha contribuito il fatto di passare da progetto solista a duo, ormai da qualche anno?
[Alessandro] Questi ultimi episodi hanno visto l’abbandono delle chitarre in favore del violino e della batteria acustica, una cosa su cui qualche anno fa io e Nicola ci siamo interrogati: l’idea di continuare con una formula già consolidata ci avrebbe sicuramente fatto risparmiare tempo… Ma né a me né a lui piace fare dischi “con lo stampino” e quindi volevamo provare a sondare nuovi territori musicali, sempre mantenendo intatte le peculiarità che Bologna Violenta ha da sempre espresso. Del resto il violino è lo strumento con cui Nicola secondo me esprime la sua poetica al meglio. Certo all’inizio è stato un po’ spiazzante ma per noi è stata una naturale evoluzione, anche dovuta al fatto di conoscerci e collaborare da diversi anni.
[N] Concordo pienamente con quanto espresso da Alessandro. Ci tengo a sottolineare anche il fatto che suoniamo insieme ormai da cinque anni e abbiamo registrato un Ep e un disco con una formula che cominciava a starci un po’ stretta. Mi piace suonare e fare i dischi con Alessandro perché è un musicista che non si ferma davanti alle difficoltà, come ad esempio quella di far sparire un elemento fondamentale come la chitarra. Anzi, mi sa che devo proprio a lui l’idea di cominciare ad usare il violino come strumento principale.
Chi segue il progetto sa che la batteria ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella musicalità del progetto, come vi trovate in duo, dopo qualche anno di esperienza insieme?
[A] Dal punto di vista ritmico posso dire di aver cercato, nei primi anni di collaborazione, di “interpretare” e fare mio il processo compositivo (che ha sempre preso le mosse dalla scrittura iniziale della ritmica). Ho quindi cercato di pensare alla batteria come ad uno strumento melodico vero e proprio, dal forte carattere narrativo. In due ci troviamo molto bene, il clima è sempre sereno e ridanciano al punto giusto. Ci capiamo ormai al volo su molte questioni e il mio ruolo è sempre stato quello di un supporto, non tentando mai di volermi prendere più spazi di quelli che già ho (e devo dire non mi aspettavo così tanti, visto che curo i mix dei dischi dal 2016, una cosa impensabile persino per lo stesso Nicola).
[N] Come scrive Alessandro, i pezzi di BV sono sempre nati dalla batteria. Il suo ingresso nel progetto è stato fondamentale perché volevo un batterista, un “esperto di ritmi” che potesse darmi nuove idee e fonti di ispirazione. La cosa che mi ha molto colpito di Alessandro è il suo riuscire a capire qual era il mio processo creativo e di farlo suo nel migliore dei modi. Inoltre è anche un ottimo fonico, quindi in quest’ultimo disco mi sono completamente affidato a lui tutta la questione del mix e di altre scelte sul fronte tecnico.
Inutile dire che il tour promozionale di Bancarotta Morale è fermo causa Covid 19, come vi state, quindi, approcciando a questa nuova realtà? Come vedete il futuro del progetto e della musica suonata in generale?
[A] Stiamo cercando di riprogrammare le date del tour, sperando di poter ripartire entro l’anno. Chissà… Sul futuro del progetto l’ultima parola è di Nicola,. Su quello della musica dal vivo campeggia un grosso punto interrogativo. Non venivamo da anni particolarmente floridi e ora immaginarsi un dopo-pandemia è veramente difficile. Non è solo questione di voglia della gente di andare ai concerti: bisognerà capire in che condizioni saranno i locali e le tasche di chi vorrà ascoltare musica bevendosi una birra e comprandosi un disco al banchetto del merchandise, sperando che non siano macerie quelle che questa grave crisi lascerà sul campo ma solo qualche mucchietto di calcinacci.
A voi l’ultima parola… (se ho tralasciato qualcosa che volevate aggiungere).
[N] Innanzitutto grazie mille per lo spazio che ci dedichi e per l’interesse che dimostri verso il nostro progetto.
Ringrazio di cuore anche Overdrive Records che ci supporta da anni incondizionatamente, appoggiando qualsiasi idea strampalata ci possa venire in mente e che anche in questo caso ha fatto i salti mortali per far sì che il disco potesse uscire, nonostante il periodo di crisi totale.
Ci tengo infine a ringraziare le molte persone che ci stanno supportando in questo periodo difficile acquistando i nostri dischi e dandoci un motivo per andare avanti.
Speriamo che questo periodo assurdo finisca e di poter tornare in giro a suonare come un tempo.
(Aaron Giazzon)