L’asse Gran Bretagna-Irlanda in questo periodo sta rivivendo un nuova vita, una ri-generazione nel senso stretto del termine ovvero una nuova generazione di musicisti che sta affiancando, e in qualche caso rimpiazzando, la vecchia guardia rock: Idles, Fontaines D.C., Life, Shame e Murder Capital sono solo la punta (di diamante) di una scena rock vivissima e vibrante. A questi si aggiungono i TV Priest, band proveniente da Londra composta da amici d’infanzia, o giù di lì, che debutta in questi giorni con il singolo autoprodotto “House Of York” dove dentro ci sono tutti gli elementi giusti per fare il botto al pari delle band citate qualche riga più sù.
Nella canzone trovi tutta l’urgenza rock di chi vuole sputarti addosso le cose che non vanno, e vuole cambiarle subito, abbinato ad una struttura ritmica post punk così come pure il cantato che sul finale ti urla addosso la sua rabbia per l’ingiustizia subita dalla classe media e operaia inglese che non gode degli stessi benefici di chi invece, per diritto acquisito dall’alto, si ritrova in una posizione privilegiata seppur senza meriti.
Tra i riferimenti musicali cui il gruppo fa menzione troviamo PiL, Stereolab, Ought e i The Fall e, interpellato su questo debutto il frontman Charlie Drinkwater scrive una lunga dichiarazione: “House Of York si rivolge ampiamente all’approccio, all’impatto filosofico e psicologico che una monarchia ha avuto sul nostro paese. L’idea di una famiglia ordinata, tradizionalmente e storicamente nominata da “Dio”, ha definito il nostro paese in entrambi i modi, sia buono che cattivo. Eravamo interessati ai risultati meno positivi che questo senso di “leadership” ha avuto, al modo in cui un individuo si confonde con una “causa” nazionale o all’insieme di diritti e azioni macro. Il Regno Unito potrà mai essere veramente meritocratico con un principio come un monarca costituzionale? La nostra ipotesi probabilmente non lo è.
Il titolo è un chiaro cenno alla Guerra dei Roses; La casata di York era vista da molti come il “vero” erede del trono inglese, ma i Tudor vinsero la guerra e gli Yorkisti furono spazzati via, con il loro potere assimilato nella monarchia Tudor. Abbiamo pensato che fosse una metafora interessante di come la storia e i miti siano, nella migliore delle ipotesi, piuttosto abbozzati e, nella peggiore delle ipotesi, costruiti a beneficio di uno establishment, di una classe dirigente o interessi acquisiti. Dimostrando così che i diritti “divini” o le strutture di classe sono semplicemente dispositivi coercitivi e dovrebbero essere separati e trattati come tali “.
Aggiornamento 27/05/20: “Runner Up” affronta i sentimenti e gli schemi dell’esperienza vissuta come cittadino di una nazione globalizzata, tardivamente capitalista. Tratta di elettrodomestici, etica del lavoro protestante, colpevolezza cattolica, spettacoli di giochi, non ballare alla festa di Natale, garage per quattro auto, offerte per i pasti, cartelle spam, lotterie, carote e bastoncini. Il “moto perpetuo” di questo modello economico alimenta un senso di inadeguatezza nell’individuo. Cerca di derubarci di relazioni umane più profonde tra le persone, luoghi e oggetti nel tentativo di generare enormi entrate per una piccola percentuale della popolazione.
Nonostante si ottenga quella nuova maglietta, un nuovo lavoro o un nuova auto non è mai abbastanza, l’oggetto ‘vero’ del tuo desiderio rimane appena fuori portata, con l’ultimo modello aggiornato davanti ai tuoi occhi. Eppure il modello ci obbliga a essere complici e trasformarci in ipocriti. (…) Questa canzone è stata scritta come una risposta a ciò, un patchwork di osservazioni su come si doveva vivere e lavorare nella Gran Bretagna pre-pandemia. Forse una Gran Bretagna che potrebbe non esistere più”.
Con questa descrizione e augurio Drinkwater ci presenta il secondo singolo “Runner Up”, pezzo che assieme al precedente diventa manifesto politico della band inglese che ha le idee ben chiare sulle storture della società inglese che poi sono le stesse, più o meno, present nel resto del mondo. Le sonorità si attestano su quel post punk dalle chitarre ruvide e mosse da una frenesia che contagia pure basso/batteria, mentre una tiene la ritmica l’altra dà delle stilettate taglienti. Tutto diventa energia e immediatezza pura, come la stesura del brano assemblato dopo sole due “take”.
Qua sotto il video in bianco e nero in cui uno dei ragazzi della band si aggira in un supermercato a fare la spesa – mette dentro i prodotti forse più perché attirato dai colori e da ciò che promettono ma non perché ne abbia veramente bisogno – in sovra impressione scorrono dei testi che non sono quelli della canzone e immagini relative, appunto, a pubblicità di beni di lusso e black friday.
Aggiornamento 18/08/20: Con il terzo singolo la band inglese darà sicuramente del filo da torcere a tutte quelle altre che in questi anni stanno riportando allo splendore il rock in Terra d’Albione già citate in alto. “This Island” è un fremente vortice di distorsioni e cantato rabbioso che ogni tanto trova un minimo di riposo, soltanto per ripartire più incazzata di prima. Drinkwater ce introduce meglio le tematiche “Parla di incoerenza e risposte inarticolate, sia personali che politiche, in un tempo e in un luogo che non capisci più del tutto. È una lettera d’amore non corrisposta e un ululato di frustrazione; un mea culpa e una chiamata alle armi . Abbiamo scritto questo pezzo a un ritmo di batteria sempre più nazionalista e isolazionista che suonava in patria e all’estero, e francamente siamo spaventati e atterriti. Come artisti non stiamo offrendo soluzioni per vivere, ma forse possiamo tendere una mano e far sapere a qualcuno che non è il solo a sentirsi impreparato nelle risposte ma potente nelle tue convinzioni.
Che le piccole barche possono ancora fare grandi onde. Che abbiamo un mondo da vincere “..
Qua sotto il video animato da Ewen Farr.
Aggiornamento 23/09/20: “Hai presente quei giorni in cui ti sposti da uno schermo all’altro? “Slideshow” parla di sentirsi mediati, manipolati, coinvolti, incoraggiati e respinti in egual misura nel nostro rapporto con l’informazione, la cultura digitale e il ritmo algoritmico della vita del 21 ° secolo.
È una canzone che riconosce che sono un partecipante pienamente colpevole in un “mercato” comportamentale sviluppato da una tecnologia senza volto che insiste che è la cosa migliore per tutta l’umanità (purché possa essere monetizzata). E la maggior parte delle volte MI PIACE (o almeno lo tollero) mentre scorro e scorro e scorro. Suppongo che tutto quello che posso fare sia parlare… Passiamo al prossimo, consumatore di contenuti…”
Sempre molto lucido nel tratteggiare le idiosincrasie di questa società, in cui si vive più nel virtuale che nel reale, ancora una volta il frontman Charlie Drinkwater espone il suo pensiero attraverso il rock convulso del nuovo estratto “Slideshow” il cui video mostra appunto come si perde spende il proprio tempo stando attaccati ai social.
Aggiornamento 28/10/20: Dopo aver rincorso per mesi tutti i singoli pubblicati dalla band finalmente è arrivato il momento di annunciare l’atteso debutto su lunga distanza intitolato Uppers in arrivo il prossimo 5 Febbraio via Sub Pop (qui il pre-order). La notizia del disco non arriva in solitaria ma accompagnata dal virulento nuovo singolo “Decoration”, a metà tra i primi Iceage e i Protomartyr in vena di spoken word mezzi cantati, il brano ci viene presentato da Drinkwater: “Spesso la pensiamo come una canzone ‘che cammina per la strada’, come se stessi passeggiando per una via e tante piccole scene di vita si avvicinano. Anche l’assurdo nel quotidiano sembra appropriato. Ancora una volta questo senso di tardo capitalismo, il “progresso personale” in stile Ayn Rand è un mito assoluto. E tutto è solo decorazione! Probabilmente uno dei preferiti dal disco “.
Aggiornamento 05/02/21: Esce oggi il debutto dei TV Priest e conferma quanto si era già intuito nei mesi scorsi via via che arrivavano i singoli ossia che la band ha tutte le carte per sgomitare e farsi il largo in questa nuova ondata di British (post)punk, con un disco veramente valido e con poche sbavature, andando a unirsi ai vari shame, The Murder Capital, Fontaines DC e, naturalmente, gli Idles. Qua sotto lo streaming completo.
Aggiornamento 04/01/21: la band continua a sfornare singoli con abbastanza frequenza – quella che serve per tenere alta l’attenzione su chi deve debuttare – questa volta scelgono “Press Gang” spinta da una sezione ritmica incalzante e lampi di synth che si inseriscono senza snaturare troppo il sound dei TV Priest. Le chitarre fanno prima un lavoro di rifinitura, poi arriva il chorus e tutto esplode in un fragore noise.
Il video realizzato da Joe Wheatley è un omaggio al nonno del frontman, giornalista e corrispondente tra gli anni 50 e 80 per il Fleet Street.