Dove sei. Non come domanda, ma come affermazione. Un modo per dire di essere perfettamente calato nel presente: questo è quello che fa Lucio Leoni con il suo nuovo disco, uno di quei lavori destinato ad elevarlo sulle vette del nuovo cantautorato italiano, anche se definire Lucio semplicemente un cantautore, vista la vastità degli orizzonti e degli stili che tocca lungo questi otto brani, sembra piuttosto riduttivo.
Si passa dal rap caustico e puntuale (alla Rancore, per intenderci), al folk cantautorale puro (la splendida “Le mongolfiere”), fino all’elettronica e al funk (“Il sorpasso”), per chiudere con il teatro-canzone (“Mi dai dei soldi”), insomma Leoni non si fa mancare niente e porta a casa un disco di spessore, arricchito per altro da ospiti del calibro di Andrea Cosentino e Francesco Di Bella (che impreziosisce “Dedica”).
Siamo di fronte a uno a cui piace rischiare, giacché il progetto “Dove Sei” è diviso in due parti (anche la seconda prevista per il 2020) e realizzare un disco “doppio” a lunga scadenza e che richiede alta attenzione, nell’epoca del mordi e fuggi, non è più di moda ma siamo anche di fronte ad un ragazzo che sa fin troppo bene quale è la sua strada e che sembra odiare le catalogazioni, usando la musica come un efficace mezzo per comunicare sentimenti ed idee, anche scomode.
Ecco, Lucio Leoni fa musica scomoda, una cosa bellissima che fa pensare al passato (a Gaber, a un certo De Gregori, ma anche ai 99 Posse) ma perfettamente capace di raccontare il presente. Date a “Dove Sei pt. 1” un ascolto attento e ne resterete conquistati.
(Alessio Gallorini)