Per i 50 anni dalla pubblicazione dei due capisaldi dei Black Sabbath, il disco omonimo e “Paranoid” entrambi usciti nel 1970, i ragazzi di Sacred Bones chiamano a raccolta i musicisti del proprio roster per realizzare What Is This That Stands Before Me?, compilation di nove cover uscita proprio ieri (qua sotto puoi ascoltarla e acquistare le varie versioni).
I precursori del metal non sono nuovi a questo genere di tributi ma in questa playlist subiscono uno stravolgimento a volte radicale come nel caso di Marissa Nadler che porta “Solitude” nei crepacci scuri del suo gothic folk, Molchat Doma si appropria di “Heaven and Hell” per cambiargli i connotati e spostarla su lidi witch house (forse il pezzo meno riuscito del plot, cantare in russo oltre che desueto per le nostre orecchie sembra anche molto cacofonico). Zola Jesus regala una versione solo piano e voce di “Changes”(c’è anche un accenno di batteria, ma è poco più di un battito) e fa la stessa cosa, ma senza pianoforte, Hilary Woods che porta “N.I.B” nel suo minimalismo acustico da camera. I Moon Duo regalano una “Planet Caravan” dilatata e psichedelica e “Dean Harley” cavalca “Warning” che diventa uno sporco blues strumentale. Le campane di “Black Sabbath” annunciano la versione synth punk malata ad opera dei Soft Moon mentre i due pezzi più ostici, ma soltanto ad orecchie poco abituate ai rispettivi generi, rimangono lo sludge dei Thou che si buttano su “Supernaut” e le escrescenze noise rock degli Uniform i quali, come cartavetro sulla pelle, grattano “Symptom of The Universe” nelle nostre orecchie a conclusione di una compilation genuina e interessante e non la solita accozzaglia di nomi più o meno noti che non aggiungono nulla alla maestria di Osbourne e soci.