Già nel 2017 Giovanni Imparato, in arte Colombre (come il mostro marino inventato da Buzzati), ci aveva dato prova di essere uno straordinario cantautore con il suo esordio, “Pulviscolo“; adesso arriva Corallo, il secondo capitolo, frutto di 3 anni di lavoro ed esperienze (dalla produzione del disco della moglie Maria Antonietta al tour nella band di Calcutta) e quella che era stata una prima impressione, viene confermata con forza.
Giovanni sfodera infatti un lavoro in cui l’evidente amore per le sonorità ed il cantautorato anni ’70 (Battisti in primis) si coniugano con un’originalità compositiva rimarchevole: proprio come il corallo, meraviglia nascosta nelle profondità marine, questo disco va scoperto piano piano, dopo aver nuotato prima a pelo d’acqua e poi essersi immersi a fondo.
Brani che ad un primo ascolto sembrano essere solo ottime pop songs, si rivelano poi pieni di sfaccettature e significati (“Mille e una notte”, “Crudele“): Colombre sfrutta la struttura della canzone pop e la plasma con contenuti intimi eppure universali, costruendo storie che si legano l’una con l’altra come i coralli nel mare, crescendo piano piano, dotate quasi di vita proprio come l’animale da cui il disco prende il nome.
Brani come “Non ti prendo la mano” oppure “Anche tu cambierai” sono bellissimi gioielli da cui lasciarsi conquistare, fotogrammi di un universo che Giovanni Imparato ha disegnato per noi e il centro di tutto sono le parole, che Colombre utilizza con maestria, intarsiandole in un contesto musicale ricco e vivace. Che meraviglia, questo “Corallo”, se ne resta incantati.
(Alessio Gallorini)