Tornano in scena con “EP2” i Vanarin, band bergamasca ma col cuore a Manchester che già con l’esordio “Overnight” aveva destato la curiosità di pubblico e critica. La loro seconda prova ha un sound più definito che fa pensare per loro a sbocchi importanti anche sulla scena internazionale. Ne abbiamo parlato con la band per farci raccontare come vedono il loro futuro e cosa si aspettano dall’uscita di “EP2”.
“Overnight” era un esordio più variegato, dal punto di vista delle sonorità, mentre in questo nuovo “EP2” vi siete concentrati su determinate sonorità, dal funk all’ambient. Cosa vi ha portato a fare queste scelte forti?
“Overnight” è stato un disco sperimentale in cui la fusione di generi e stili di scrittura diversi, con tre voci principali, ha influenzato molto il risultato finale. La scelta di avere una sola voce principale ci ha portato a un risultato più uniforme. Anche dal punto di vista musicale siamo riusciti ad ottenere un risultato più compatto, assecondando i nostri gusti personali. Fa tutto parte di un processo di crescita da cui s’impara sempre.
Come riferimenti musicali mi vengono in mente gli MGMT e certi Flaming Lips, oltre che tanto funky anni ’70 (w la Motown!); c’è una band a cui vi ispirate o un disco che vi ha influenzato durante le registrazioni?
Ci fa piacere! Sono band e generi che ci piacciono molto. Non c’è un disco particolare, a livello di ascolti abbiamo ripescato molto funky degli anni passati, Afro Music, hip hop e tante sonorità della musica d’ oggi. Ci piacciano artisti come Steve Lacy e Daniel Caesar, William Onyeabor, ma anche band come gli Unknown Mortal orchestra. Non abbiamo un indirizzo specifico. Tutto ciò che è canzone ci piace e cerchiamo di trarne sempre ispirazione.
Il vostro è un sound estremamente british, se non sbaglio anche per le origini di David… il sogno è un tour europeo?
Avere un cantante madrelingua come Dave è una fortuna non da poco. Come ascolti siamo tutti indirizzati da sempre verso la musica anglosassone. Ci piacciono anche molte cose italiane, ma con l’inglese Dave ha una confidenza che sarebbe stupido non sfruttare. Per cui sì vorremmo molto uscire all’estero, è già accaduto e lavoriamo per far sì che capiti sempre più spesso. Al momento abbiamo in programma qualche data in Germania nel mese di Maggio.
E invece per quanto riguarda l’Italia pensate che la vostra musica sia catalogabile? Non c’è il rischio che finiate per essere una di quelle band che sono maggiormente considerate fuori dal nostro Paese? (che non è un male, anzi)
Pensiamo non importi come cataloghi e dove ascolti una canzone se una canzone è bella. L’ importante è suonare, dove non importa. Abbiamo base in Italia e qui suoniamo come suoneremmo in Giappone se avessimo la possibilità. Crediamo che la gente possa apprezzare quello che fai a prescindere dai generi e dalla lingua in cui si canta.
Ultima domanda: cosa deve aspettarsi chi viene a sentirvi live?
Un concerto in inglese! Al di là degli scherzi, cerchiamo sempre di metterci tutta l’energia possibile!
(Alessio Gallorini)