Pianista e compositore di origini pugliesi, ma trapiantato da poco in Lombardia, Michele Piano attraverso il disco di debutto Nïnde riesce a far confluire i suoi studi al Conservatorio con la passione per l’elettronica declinata in ricercate partiture ambient. Quello che ne viene fuori è un lavoro interessante, completamente autoprodotto e registrato con tastiere e sintetizzatori analogici che danno all’intero lavoro un movimento più organico, a tratti cinematografico che, come suggerisce la copertina, potrebbe risultare funzionale ad l’accompagnamento sonoro di una pellicola post apocalittica dove non c’è più traccia umana, o forse sì, ma senza la sensazione sonora opprimente presente in questo genere di film.
A partire da oggi, per una settimana, abbiamo in free download proprio il brano che dà il titolo all’intera opera, prima però c’è l’intervista a Michele, il quale ci apre le porte del suo mondo.
Come si fa a passare dal conservatorio, dove l’immaginario collettivo vuole gli studenti dediti ad una rigorosa disciplina dell’arte musicale nella sua forma più “classica”, alle sperimentazioni elettroniche che troviamo in questo esordio?
Sono stato da sempre un amante della musica nella sua forma più totale. Ho frequentato il conservatorio di Rodi Garganico, un paese piccolissimo sul mare del Gargano, un’isola felice dove ho incontrato insegnanti “illuminati” e non estremisti. Il mio percorso è stato come tutti classico, ma ho lavorato comunque su più fronti e devo dire che aver studiato tanta tecnica pianistica e tanta armonia ha facilitato tutto il resto.
Parlaci del concetto che sta dietro Nïnde? È un (non)luogo?
Con Nïnde voglio richiamare, attraverso lunghe melodie e sonorità elettroniche, un ambient minimale alla ricerca di un’armonia che va a rifarsi alla forma “corale”. Ho utilizzato per scelta compositiva elementi armonici primordiali, frutto di molti studi contrappuntistici; considero infatti accordi di 3 – 4 note sintesi per-fetta tra armonia e melodia. La scelta principale è stata quella del “loop”, della ciclicità, quasi a richiamare la figura del cerchio che per me rappresenta lo stato primitivo della natura uniforme e trasparente. Nïnde è un mondo disabitato e vuoto dove all’essere umano non è permesso accedervi, forse perché già reso inabitabile in passato da qualcuno; potrebbe essere anche un (non)luogo. Una terra statica dove è ancora presente l’eco di quei suoni che rivivono attraverso una successione continua e invariabile di eventi.
Quali sono i punti di riferimento musicali che hanno portato alla realizzazione di questo album?
Comincio col dire che il genere in cui mi sto specializzando e suonando in concerti è lo “Stride Piano”, lo swing dagli anni ’20 ai ’40 per intenderci. Tutto l’opposto dell’ambient e del minimalismo, essendo quello un genere pianistico per certi versi massimalista. L’ambient appunto è per me una grande passione e ho deciso in qualche modo di renderla un progetto parallelo, anche per questo ho voluto esasperarla. Le mie influenze arrivano da ogni dove, a partire da compositori come Philip Glass, Steve Reich, Arvo Part e Brian Eno, ma anche più moderni e di facile ascolto come gli Hammock.
Per il free download esclusivo abbiamo scelto la title track. Ci dici com’è nata e quale storia volevi raccontare?
L’idea del disco è nata mentre registravo improvvisando Vileno, che è la quinta traccia dell’album; infatti è l’unico brano live. Da lì poi la decisione di scrivere Nïnde che ha dato il nome all’album. Il concetto è quello, ridurre al minimo le strutture e curare le atmosfere giuste per lasciare spazio all’immaginario ragionando comunque sulla linea del mondo disabitato.
Riguardo la copertina: chi l’ha realizzata e perché sulla roccia c’è un volto cancellato?
La copertina è di Sandro Army, che ha collaborato con me anche in altre occasioni. Abbiamo voluto ricreare uno scenario desolato, ma grazie al talento del grafico di una bellezza unica. Il volto sulla roccia è un divieto, una difesa che il mondo mette in atto per salvaguardare ciò che ne rimane. L’avrà messo lì qualcuno, forse un sopravvissuto.
Pensi di portare in giro il disco? Hai già delle date?
Certamente, spero giri il più possibile. Farò qualche concerto a breve tra la Puglia e la Lombardia, dove mi sono trasferito da qualche per insegnare pianoforte in una scuola media.
(Antonio Capone)