Sono passati 5 lunghi anni da “L’amore finché dura“, ultimo lavoro dei Non Voglio Che Clara, band bellunese che negli anni ci ha già abituato a produzioni di qualità altissima (fin dall’esordio con “Hotel Tivoli”), adesso per Fabio De Min e compagni è giunto il momento di tornare in scena e lo fanno coniando un termine che già di per sè rende l’idea dello stato d’animo col quale si debba affrontare il loro disco: superspleen.
Superspleen vol. 1 è infatti il titolo scelto per questo nuovo disco, per rappresentare uno stato d’animo che sia oltre la malinconia, un qualcosa di connaturato alla natura umana eppure super al tempo stesso.
I Non Voglio Che Clara gli danno forma in dieci tracce che ci mostrano una sfaccettatura assolutamente inedita del loro sound, più corale sia negli arrangiamenti che nella scrittura dei brani e più ricco, con quei tocchi di elettronica che mancavano nei lavori precedenti.
Fin dal primo brano, non a caso la title track, ci si immerge in un mondo in cui i luoghi e le persone sono i loro stessi stati d’animo: ritratti di figure malinconiche sparse davanti alla luce blu dei computer, ad incontrarsi virtualmente in un luogo immaginario che diviene “La Croazia” della seconda traccia. Più che un luogo, appunto, un modo di essere.
“Se questo mondo ci volesse bene, non partiremmo, che forse non conviene, dal bar sotto casa, che non chiude mai prima delle tre” canta Fabio De Min in “Epica Omerica”, spiegandoci in due versi tutto quello che è il leit motiv del disco.
“Ex factor” è una ballata punteggiata dal pianoforte che esplode in scene da maggio ’68 (“la polizia sgombera i dehors coi manganelli”) nel ritornello all’ingresso delle chitarre. Sembra una scena di Bertolucci in musica.
“Liquirizia” è un gioiellino pop trascinante in cui è ancora una volta il tema del viaggio a farla da padrone, intrecciato con quello dell’amore.
I Non Voglio Che Clara si fanno più pop proprio nella seconda parte del disco, con pezzi come “San Lorenzo” e “Marginalia” piuttosto che con gli ammicchi anni ’70 di “La Streisand”.
La chiusura è affidata a “Altrove / Peugeot”, due brani in uno: il primo dalle sfumature anni ’80 estremamente catchy, con quel mantra “la vita è altrove” che ti si pianta in testa, che a un certo punto lascia spazio a una ballad in cui è ancora la malinconia a farla da padrone.
In conclusione la band bellunese regala un altro gioiello da aggiungere alla collezione, un gioiello dai colori diversi rispetto ai precedenti ma non per questo meno splendente: non si può non farsi travolgere dal “superspleen”.
(Alessio Gallorini)