Ci siamo interessati al trio in occasione dell’interessante singolo “Fear My Society” ed ora si rifanno vivi annunciando la pubblicazione dell’album di debutto intitolato Container che arriverà negli store il 17 Marzo tramite Council Records (qui il pre-order).
Per la produzione e la registrazione del disco i The Wants non si sono affidati ad altri che non fossero i due terzi del gruppo – il frontman Madison Velding-VanDam e il batterista Jason Gates – che mettevano in atto i pezzi dalle rispettive camerette per poi ripulirli in studio assieme a Jeremy Cimino (J. Cole, Pharrel) con il risultato di avere dei pezzi che spaziando nell’universo post punk incontra satelliti techno, comete elettroniche e nebulose ambient, come dimostrano i singoli ascoltati finora a cui si aggiunge il terzo estratto “The Motor” con il suo basso pieno e pulsante, il giro di chitarra a creare spire ipnotiche sui cui si agganciano i synth e il drumming secco ma incalzante. Il cantato di Madison è giusto un orpello robotico con un cuore pulsante. È lei stessa a parlarci del brano proposto: “La traccia inizialmente doveva essere strumentale, nel tempo abbiamo adattato il tutto e incluso la voce. Ogni volta che la suoniamo dal vivo, “The Motor”, sembra sempre essere la traccia con la massima immediatezza, il che ci ha spinto a riflettere ulteriormente su come potremmo elevare la traccia a qualcosa di più di un semplice strumentale dal vivo. Ho avuto per la prima volta l’epifania della voce mentre guardavo di nuovo l’introduzione di uno dei miei film preferiti, “Lost Highway” di David Lynch. In esso, il manto stradale rivela solo le linee tratteggiate di bianco avvolte nell’oscurità mentre David Bowie canticchia il suo sinistro capolavoro industriale-rock degli anni ’90, “I’m Deranged”. Prendendo elementi da questo, insieme a una sensazione generale di inarrestabile movimento, siamo arrivati a qualcosa che cattura uno stato d’animo da qualche parte tra le “Cosmic Cars” dei Cybotron , “Autobahn” dei Kraftwerk e “Closer” dei Nine Inch Nails “.
Aggiornamento 25/02/20: Gli ultimi due singoli in esibizione prima dell’uscita del disco sono “Clearly As Crisis” e la title track; il primo pezzo ha un attacco di chitarra che ricorda vagamente le modalità mediorientali dei Cure di “Killing An Arab” mentre tutto il resto è post punk 2.0 con sezione ritmica carica di cupezza e cantato monocromatico dove in alcuni punti sfiora lo spoken word. In “The Container” invece c’è quel synth malvagio che striscia accompagnato da una bassline ipnotica a trascinarsi dietro gli altri elementi. Sul pezzo in questione Madison Velding-VanDam dice “Il testo e la melodia, che sarebbe diventata la colonna sonora del nostro disco d’esordio, sono nati da un esercizio di scrittura che provo spesso: da solo nella mia stanza, mi muovo nel mio sm7b con il materasso rovesciato, appoggiato al muro per noiosi riverberi in eccesso, costringendomi a registrare qualunque linea vocale e melodia escano. Di solito prendo forse solo una frase che sporge – o più spesso nulla, dal momento che lo faccio solo per far fluire le idee – e lo uso per sviluppare un classico modello in rima. Ma per “Container”, il flusso lirico di coscienza era bloccato: pieno di non-sequitir, stanze leggermente sadiche che satirizzano la mondanità della vita domestica e lavorativa, battute comicamente assurde, giochi di genere che si piegano e si capovolgono, il tutto sembrava incapsulato perfettamente per i temi del nostro disco.” Qua sotto la tracklist del disco e lo streaming dei brani.
1. Ramp
2. Container
3. Machine Room
4. Fear My Society
5. The Motor
6. Aluminum
7. Ape Trap
8. Waiting Room
9. Clearly A Crisis
10. Nuclear Party
11. Hydra
12. Voltage