Dopo le esperienze con i Laghisecchi ed i Numero 6 ed un paio di dischi sotto il moniker Mezzala, Michele Bitossi stavolta si presenta senza mentite spoglie, con nome e cognome, per regalarci il suo disco più personale, quello in cui ci svela le sue fragilità e i suoi momenti bui, seppur camuffandoli con un sound pop estremamente azzeccato ed accattivante.
Tra amori in bilico e affetti da proteggere Bitossi si concentra su una cosa spesso dimenticata nel mondo della musica italiana contemporanea: la forma canzone. Con questi dieci gioiellini (tutti potenziali singoli) ci dimostra di saper scrivere e non solo, ma anche di saper “costruire” un pezzo (con l’aiuto di Ivan A. Rossi e Ale Bavo alla produzione) arrangiandolo oltre la struttura chitarra e voce su cui pure si potrebbero benissimo imperniare i brani.
Bitossi ammicca ad Umberto Tozzi e a quel mondo synth-pop anni ’80 e passa dal dolore (“A noi due”), alla rabbia (“Il mio lato oscuro”), fino alla rassegnazione (“Lo dimentichiamo”), senza trascurare l’ironia canzonatoria (“Un deserto”), tutta una serie di stati d’animo accompagnati all’amore che lui ci racconta benissimo, senza annoiare, ma anzi divertendoci e facendoci scoprire che in Italia esistono ancora Cantautori con la C maiuscola (“L’amore è un’altra cosa” potrebbe averla scritta il miglior Luca Carboni).
(Alessio Gallorini)