Giants of All Sizes è l’ottavo album nella carriera degli Elbow e l’ennesimo gioiello incastonato in una preziosa collana che parte da “Asleep in the Back”: Guy Garvey stavolta sputa fuori il proprio dolore e la propria rabbia in testi oscuri, accusatori, in cui traspaiono tutti i segni che gli ha lasciato addosso la perdita del padre ed anche l’incertezza che sta vivendo l’Inghilterra in questo momento storico.
La band di Manchester però non accompagna le parole del proprio frontman con un suono soffocante e altrettanto pesante, bensì con ampie aperture, riuscendo a trovare, per merito della produzione del tastierista Craig Potter, il perfetto amalgama tra tutti i propri elementi: dall’elettronica alle chitarre, ogni sfumatura del ricco suono tipico degli Elbow trova la sua collocazione in un brano di questo lavoro epico, che farà felici sia i fan di lunga data che i nuovi “fedeli” di Garvey e soci. Se “Dexter & Sinister” parla di perdita della fede ed estinzione con un suono accattivante virato sull’elettronica, ecco che “White noise white heat” fa risorgere chitarre vivide e avvolgenti, mentre “Empires” si muove come una litania virata al jazz (vi sfido a non innamorarvene). Gli Elbow raccontano il dolore ma senza crogiolarvisi, la rabbia ma senza rimanerne schiavi, anzi cercando di far capire che grazie agli amici, alla famiglia, si può venire fuori anche dalle situazioni più nere e dai dolori più profondi.
Questi nove pezzi sono un coltello affilato che penetra nell’anima e nel cuore, ma piuttosto che farne uscire il sangue, ne fa uscire tutto il marciume e li ripara. La voce di Guy Garvey vi farà, alla fine, sentire al sicuro.
(Alessio Gallorini)