Si dice Kim Gordon, si pensa Sonic Youth. Ma non solo e non più. Quella grande band, che ha dominato la scena indie dalla metà degli anni Ottanta fino all’esalazione del suo ultimo respiro, non è più tra noi ma i suoi componenti continuano ad esistere, a produrre musica e a deliziare le nostre orecchie con progetti solisti e collaterali. Se i lavori di Thurston Moore (ex marito della Gordon nonché padre della loro unica figlia) e di Lee Ranaldo non mi hanno entusiasmato più di tanto, sono felice di dire (e non solo per appartenenza di genere) che questo No Home Record è un album oltremodo interessante e ricco di spunti.
Instancabile artista, Kim negli ultimi anni si è dedicata al cinema (interpretando una piccola parte in “Don’t worry he won’t get far on foot” di Gus Van Sant), all’arte (varie sono state le mostre da lei inaugurate presso numerosi musei internazionali) e ha pure scritto un libro (“Girl in a band”) che ha raggiunto il numero 1 nella Bestseller list del New York Times. I tempi erano quindi maturi per un album solista, dopo il progetto Body/Head condiviso con il chitarrista Bill Nace. Ed eccoci con questo “No Home Record” fra le mani, un disco non facile ma di grande impatto e sicuramente innovativo come pochi. L’inconfondibile breathy voice (cit.) e il suo basso pungente dominano una serie di brani che passano da tonalità industrial cupe (“Sketch Artist”) ad altre più introspettive (“Paprika Pony”, “Get your life back”), sferzate di rock violento e disturbato (“Air Bnb”, “Murdered Out”, “Hungry Baby”), sperimentazioni elettroniche (“Don’t Play it”) e ballad distopiche (“Earthquake”). Ma il primo posto indiscusso è per la tagliente “Cookie Butter”, un vero e proprio manifesto esistenziale, illuminante nella sua ermeticità: una lista di verbi al passato remoto – “I saw/I knew/I remember/I liked/I met/I fucked/I think/I was born/I fell/I drank/I drive/I walk/I don’t know” – che sintetizzano l’essere stati e l’essere qui e ora, in una quotidianità che ci accomuna tutti ma che trova la sua ragion d’essere nella crescita personale, fatta di esperienze e rapporti umani. Frasi semplici accompagnate da ritmi grevi ed ipnotici, con un sottofondo martellante e ferroso, attraversato da lamenti di chitarra distorti e dissonanti.
Grande Kim che riesce a stupire con un sound personale e tocchi di genialità. È rock allo stato puro.
(Patrizia Lazzari)