Tre anni sono passati dall’ultimo album in studio (“No Big Deal“) e due dalla raccolta di b-side e demo con cui probabilmente ED chiude un cerchio della propria vita artistica aprendone un altro in questo 2019 con l’arrivo di Life In A Day in cui debutta come scrittore di una autobiografia, molto romanzata, che narra l’avventura di un songwriter italiano che soggiorna tramite Airbnb nella casa di due produttori musicali con i quali darà vita ad una collaborazione: ” Dopo aver registrato un singolo ed un video in Italia, il cantautore e la sua band volano in America dove li aspetterà un’avventura tragicomica e donchisciottesca tra gioie, tensioni e colpi di scena a cavallo tra l’Emilia, Los Angeles, Seattle ed il deserto di Joshua Tree.”
Ma “Life In A Day” è anche il nuovo singolo registrato appunto insieme ai due, che non snaturano il sound indie di ED ma che in compenso riescono ad “americanizzarlo” con una ventata di freschezza tipico di certo rock proveniente dalla Costa Ovest degli States.
In anteprima su Shiver abbiamo il video del pezzo diretto da Kurt Braun, coadiuvato dallo stesso Marco Rossi, e ne abbiamo approfittato per capire meglio questa nuova avventura del musicista emiliano.
Hai intitolato il tuo libro, e il brano di cui abbiamo il video in anteprima, Life In A Day. Perché? C’entrano i Beatles?
È stata una gestazione strana. Il brano esiste già da un paio d’anni ma non era mai stato registrato. In origine parlava della frustrazione legata alla vita di tutti i giorni. Lo scorso anno ho conosciuto due producer in California e gliel’ho fatto sentire perché ci sono affezionato; mi ricorda Dinosaur Jr e Pavement. A loro è piaciuto subito, ma me l’hanno un po’ californizzato. Il testo è cambiato ma il titolo rimane lo stesso. Quel giorno tutta la mia vita, musicalmente parlando, mi è passata davanti: quindi Life In A Day. La cosa comica è che un malato dei Beatles come me non l’ha utilizzato come citazione da “A Day in the Life”! Però da oggi in poi mi inventerò una storia per far sì che c’entri!
Il sottotitolo invece è “Dove hai messo l’America”. Tu dove l’hai messa? Gli States sono ancora il Paese dell’American Dream?
Ho avuto la fortuna di andare tante volte in America, ci sono stato nei panni di studente, musicista e semplice turista. L’America rappresenta per me il concetto di superare la Sfida. Mi sono più volte trovato ad affrontare temi pesanti della mia vita quando ero in America, prima a New York, ora in California. Per questa ragione ho messo l’America dentro all’adolescente sognatore che è in me e che mi fa sentire vivo.
Nel comunicato stampa si legge che questa è un’autobiografia romanzata. Raccontaci allora cosa non sei riuscito ad inserire nel libro ma che avresti voluto.
That’s a tricky question: domanda bastarda! Diciamo che se tornassi indietro soppeserei meglio le decisioni e soprattutto coinvolgerei le persone giuste! La cosa bella e sofferente della mia vita è il mio carattere: molto complesso ed in costante ricerca di stimoli. Questo, se mischiato alla mia ipersensibilità, mi porta a vivere le cose come se fossi senza ombrello sotto una pioggia di mattoni. Sono un problem solver istintivo e questo, se non hai a che fare con le persone giuste, ti porta ad inevitabili fratture. Per fortuna c’è stato mio fratello con me.
Hai trovato più difficile scrivere per la letteratura o per la musica. Quali differenze hai riscontrato e cosa ti ha spinto a voler raccontare questa storia.
Scrivo, suono e disegno da quando sono nato. Ad un certo punto mi sono dato una stupida regola: “Non puoi portare avanti tutto, scegli una cosa! Ed ho scelto la musica”. Fa ridere, ma per tutti questi anni forse la musica è stata anche un limite creativo, quindi, scrivere il romanzo è stato facile, terapeutico e naturale. Ho iniziato per gioco a scrivere la storia mentre la vivevo in prima persona: è sempre così, le cose migliori vengono fuori quando non ci metti dietro delle aspettative.
Immagino che negli USA tu abbia avuto modo di tastare il polso alla scena musicale “indie” e fare un paragone con quella italiana.
Dire che siamo indietro è un eufemismo. Non voglio entrare nell’impervio mondo dell’Indie Italiano; anche se ne detesto le derive musicali, il songwriting fiacco ed i messaggi, sono molto felice che questi ragazzi e queste band siano in grado di fare quello che amano portandosi a casa qualche soldo. L’indie americano in una parola? Semplicità! Sono andato a vedere Ty Segall e ci ho chiacchierato come fosse un mio amico, sono stato (anche se non è propriamente indie) nel backstage del Cal Jam ed ho chiacchierato coi miei eroi della vita: Dave Grohl, Krist Novoselic, Butch Vig, Jack Black etc ed erano tutti iper easy! Qui da noi, basta avere l’esclusiva e suonare due anni di fila al MiAmi e ti senti il fottuto Jim Morrison. Questi atteggiamenti distruggono l’indipendente. Sono stato a Seattle in un Irish Pub di merda (per inciso, per me potrebbero chiudere tutti) e suonavano dei singer-songwriter… Beh, appena il tipo ha messo la mano sulla chitarra il chiasso è svanito e si sentiva solo il barista che prendeva il ghiaccio da mettere nei cocktails. Ne vogliamo parlare?
Perché hai scelto di viaggiare e stazionare proprio nella West Coast?
Fa ridere perché è stato del tutto casuale! Come dicevo qualche riga fa, quando non hai aspettative è sempre figo. Non ho mai avuto attrazione per la California, ma devo dire che spacca un bel po’! Il caso o quello che è, ha fatto sì che prenotassi una casa su Airbnb e che gli host fossero due produttori… da lì è partito tutto.
Dopo il libro immagino tu stia buttando giù le idee per il prossimo album.
In realtà è tutto molto fumoso. Sto scrivendo canzoni, senza aspettative. Alcune in italiano, altre in inglese. Ad oggi non ho in mente un album e non so se uscirà a nome ED.
Parlaci del video di Life In A Day. Perché all’inizio si vede la ragazza fare il saluto come una first lady? Nel finale invece sul murales accade qualcosa che dà uno spunto di riflessione sul testo (e su ciò che si vede). Raccontaci il tuo.
L’idea del video è stata elaborata dall’amico Kurt Braun, che mi raggiungerà tra qualche giorno e che avrò il piacere di ospitare durante il release party, il 19 ottobre allo Stones Café di Vignola, Modena. La ragazza del video (che tra l’altro è la mia compagna, LOL!) rappresenta il sogno da raggiungere. Le immagini (ho contribuito a montare il video) volutamente sovraesposte simboleggiano la riproposizione mentale che ci facciamo quando idealizziamo una cosa. La ricerca e la corsa verso il raggiungimento di un obiettivo sono a mio avviso, ciò che mantiene vive le persone. La ragazza saluta quasi a dire “Vediamo se riesci a prendermi”. Più volte appare e scompare, per svanire nuovamente alla fine e rimanere disegnata su un muro. Come diceva Platone nel Mito Della Caverna: “Noi vediamo la vita come fossero ombre impresse su una caverna. Diamo significati a cose che in realtà sono totalmente opinabili e che non sono la reale essenza della verità”, in questo senso la vita è un sogno costante, dove la realtà assume un valore del tutto relativo.
Dove sarà possibile acquistare il libro?
Il libro è stato, nella sua prima tiratura, stampato da Riff Edizioni (la costola letteraria di Riff Records, la mia etichetta). Ci tenevo ad averlo inizialmente con me solo durante i live, per condividere col pubblico il racconto, il sogno, la disillusione e le sfumature di ciò che ho vissuto. Qui le info del tour.