Il Colorificio Kroen è una realtà ben affermata tra i club, che organizzano concerti in Italia. Situato a Verona, storica sede di Interzona, in estate il circolo organizza “Kroen Beach”, una rassegna di eventi presso il suggestivo Bastione S. Francesco, luogo particolarissimo, come tanti ce ne sono in Italia e poco o male vengono sfruttati.
Non è ovviamente questo il caso in questione e questo spazio, racchiuso tra le mura cittadine di origine scaligera, ma modificate nei secoli prima dai veneziani e poi dagli austriaci, è molto interessante e da scoprire, anche oltre il mero evento concertistico, cui ho assistito. La proposta d’intrattenimento era condita anche da un’ottima hamburgeria presente in loco: panini ottimi e fritti da scoprire! Lasciando perdere per un momento queste amene osservazioni culinarie, andiamo a raccontare del concerto in sé.
Sicuramente i Deerhoof, qui presenti per una sola data italiana e a ben cinque anni dall’ultima apparizione nel Bel Paese, hanno richiamato persone un po’ dappertutto, ma la sensazione che vi fossero molti avventori casuali era evidente. Inoltre l’ultimo album del quartetto risale al 2017 e gli EP usciti in questi ultimi tempi sono solamente dei simpatici compendi ad una discografia già imponente di suo.
Alle 22.00 circa, il pubblico numeroso ed accaldato dal tepore urbano della città ha accolto i paladini locali Futbolìn, un trio math rock dal tiro notevole. Pur essendo alla loro prima uscita live annuale, i tre c’hanno dato dentro alla grande, sfruttando anche il fatto di suonare tra la gente, in pieno stile Lighting Bolt. I pezzi sono andati via velocissimi, come anche i tre che parevano folletti impazziti, soprattutto il minuto cantante. In meno di mezz’ora (tempo perfetto per un gruppo spalla), i Futbolìn hanno dato prova delle loro capacità e della loro grinta, anche se alcuni pezzi sono risultati un po’ troppo uguali tra loro. Il finale è stato molto simpatico, col cantante sollevato da alcuni ragazzi del pubblico, mentre brandiva un ombrellone da spiaggia: non per niente eravamo alla Kroen Beach!
Salutati i tre spavaldi veronesi, ecco che sul piccolo e assai intimo palchetto sono saliti i quattro Deerhoof, una band di culto, ma anche sconosciuta a tantissimi, sia per la particolarità della proposta che per la poliedricità della loro produzione, che si fa fatica a contenere in due sole orecchie!
Mi è saltato subito all’occhio come i componenti della band fossero tra i più mal assortiti musicisti che abbia mai visto: avevamo il chitarrista ispano-messicano con piglio hard rock ed un outfit da peruviano che suona il flauto di pan al mercato del giovedì; la cantante/bassista giapponese minuta e più simile ad una turista in gita a Roma, piuttosto che a una musicista con oltre vent’anni d’esperienza; il batterista, copia sputata di Thurston Moore più basso (e ci mancherebbe!), più magro e più matto; a chiudere il lotto c’ha pensato il secondo chitarrista, personaggio ordinario e capace (eccome!) di suonare ed innalzare il livello della performance.
Il concerto è stato aperto con una combo di pezzi energici: “Paradise Girls” e “I will spite survive”, tratti dai recenti “Fever 121614” (2016) e “Mountain Mover” (2017). Così come la terza e famosa “Fresh Born” (da “Offend Maggie” del 2009), anche i primi due pezzi sono stati suonati in maniera caotica ed approssimativa, come se la band dovesse rodarsi prima di dare il meglio a metà concerto. Un peccato perché questo trittico iniziale avrebbe meritato maggiore attenzione nell’esecuzione ed invece, c’è stato l’effetto “band-del-liceo-davanti-agli-amici”.
Il concerto ha cominciato ad ingranare con “Exit Only”, sempre da “Fever 121614”, che col suo tiro noise, anche un’esecuzione, comunque, alla buona non ne ha stemperato i toni. L’esibizione ha raggiunto i livelli di qualità migliore a partire da “Breaksup Songs” da qui in poi il concerto ha raggiunto livelli di energia importanti e la band si è palesemente divertita a proporsi al pubblico veronese, anch’esso carico il giusto, senza strafare.
La band ha sparato un pezzo dietro l’altro senza, quasi, nessuna pausa. Soltanto un paio di volte il dinoccolato batterista Greg Saunier ha preso la parola, facendo dei discorsi improvvisati e stravaganti come la musica della sua band.
La performance si è conclusa dopo circa un’ora e mezza di pezzi pazzi e pop allo stesso tempo. La sensazione che ne resta è quella di un gruppo collaudato e libero di suonare come se la sente. A mio avviso in maniera pressoché dozzinale per diverse parti del concerto e, allo stesso tempo, coinvolgente, grazie alle facce allegre dei musicisti e alle melodie al limite del fanciullesco.
Sono contento di aver potuto assistere al concerto di una band così importante e particolare ed è da ringraziare il Kroen per l’organizzazione di un evento molto carino e ben fatto. Rimane un po’ l’amaro in bocca che se i Deerhoof si fossero “impegnati” un poco di più avremmo assistito ad un concerto praticamente perfetto.
(Aaron Giazzon)
Foto Futbolìn: Ilenia Arangia