La band di stanza a Colonia è attiva dal 2016 anche se il debutto omonimo arriverà soltanto due anni più tardi e il prossimo 4 Ottobre avrà già un successore intitolato Omission che verrà pubblicato via Tonzonen Records.
Chi non conosce i Noorvik si troverà davanti un wall of sound che affonda sì le sue radici nel post rock ma non è intimorito di allungare i suoi rami per esplorare il poco conosciuto, lambisce il metal (quello post) e fa incursioni in un progressive cinematico quando non abbassa il ritmo a favore di particolari doomy.
Sul nuovo capitolo discografico i tedeschi affermano “Il nostro approccio ad Omission rispetto al nostro debutto è stato quello di esplorare ancora di più gli estremi della musica e del suono. Per rendere i passaggi più silenziosi ancora più ridotti, per suonare una nota in meno anziché in più, per riportare ancora di più il suono in quella direzione. E dare una sbaditala sulle parti più veloci e rumorose.”
Come primo estratto scelto il quartetto si affida a “Floating” brano altamente carico di paesaggi ricchi di sfumature, otto minuti in cui non sono mai realmente aggressivi, seppur in alcuni punti alzano volume e distorsioni, ma riescono a far confluire diversi stati d’animo senza forzare la mano con il risultato finale di sembrare estremamente a proprio agio. Il brano è accompagnato da un video girato dalle parti del Circolo Artico che presentano così: “Il video di Floating, la prima traccia dell’album, sottolinea la dinamica della canzone con diversi scatti paesaggistici, tutti provenienti dall’area intorno a Noorvik. I paesaggi non raccontano una storia, ma si può ancora vedere una certa drammaturgia. Qui, come per le illustrazioni dell’album, lasciamo deliberatamente fuori le persone come attori. Si potrebbe capire questo aspetto come un parallelo alla nostra musica puramente strumentale.”
Aggiornamento 04/10/19: Quello che in apparenza può sembrare un Ep di 4 tracce – tra l’altro legate da un fil rouge, se si leggono in sequenza i titoli (Floating Above Hidden Dark) – in realtà “omette” di specificare che ognuna di esse arriva a toccare quasi i quaranta minuti di esecuzione mai fini a se stessi, ogni minuto raccoglie tonalità sonore che degradano le une nelle altre mostrando che tra il bianco acustico e il nero metal è possibile rappresentare una ampia palette di colori in cui però si preferiscono tinte glaciali che spesso sfumano nel prog, a volte bluastre colorazioni post rock, dichiaratamente tendenti allo scuro: e tutto anche nello stesso brano.
Un album che difficilmente annoierà gli amanti dei generi sopracitati e in generale chi ricerca in una band strumentale quelle caratteristiche di movimento continuo in cui la ricerca di se stessi comprende anche la scoperta di ciò che può offrire come spunto il mondo là fuori.