Winston Smith è il nome del protagonista orwelliano più famoso, quello di “1984” e non è affatto un caso che a questa figura abbiano voluto dedicare un intero disco i tre fratelli Winston, che altro non sono se non Roberto Dell’Era, Enrico Gabrielli e Lino Gitto. Thewinstonsmith, pronunciato tutto di fila, è anche un interessante gioco di parole: “The Winston’s Myth”, il mito di questi tre fratelli con la musica nelle vene che, a tre anni dall’esordio, regalano un nuovo gioiello alla musica italiana, costruendo uno dei dischi meno italiani (e vuole essere un complimento) del decennio.
Tra groove alla James Brown e psichedelia anni ’60, con l’aiuto di alcuni prestigiosi ospiti, da Nic Cester (maestoso in “Rocket belt”) a Rodrigo D’Erasmo, passando per Richard Sinclair dei Caravan e Mick Harvey dei Bad Seeds, quello che ne viene fuori è un’opera identitaria, che rende l’idea di una band che sa dove vuole andare e ci va senza fronzoli, consapevole dei propri mezzi espressivi.
Tra armonie beatlesiane (“Tamarind smile apple pie”) e momenti prettamente sixties (“Impotence”) “Smith” è un’opera concettuale ma mai concettosa in senso limitativo: ciò che esprime lo fa in modo estremamente chiaro e la ricchezza musicale di un disco così è un patrimonio da preservare.
Siamo di fronte ad un capolavoro di genere.
Chapeau.
(Alessio Gallorini)