Ci sono artisti le cui produzioni hanno un livello talmente alto che si aspettano i nuovi album senza il timore che possano deludere. A volte capita, ma raramente. Per me, i Cinematic Orchestra fanno parte di quel (ristretto) numero di artisti. E il recentissimo To Believe è un lavoro che impreziosisce una discografia a dire il vero piuttosto scarna (siamo al quinto lp – dopo 12 anni dall’ultimo bellissimo “Ma Fleur” – per una band in attività da ormai venti anni).
Nessuna delusione, quindi, anzi un gradevolissimo (e molto atteso) ritorno per Jason Swinscoe e Dominic Smith, impegnati nel frattempo nelle loro produzioni di accompagnamento a film, serie tv, cortometraggi e documentari (l’ultima fatica è la realizzazione della colonna sonora per il documentario naturalistico della Disney The Crimson Wing – Il mistero dei fenicotteri rosa).
Il marchio di fabbrica è inconfondibile: sonorità jazztroniche con più spazio per il cantato e una strizzata d’occhio a melodie più orecchiabili – cosa che ha fatto storcere il naso a più di un critico; ma come ammettono loro stessi in un’intervista per i tipi di Rolling Stone: “L’obiettivo era di creare musica ‘tangibile’, in cui ogni suono fosse il più definito possibile seppur inserito dentro un arrangiamento stratificato. Per questo abbiamo lavorato moltissimo sulla produzione del suono, partendo da zero con i sintetizzatori senza mai usare l’infinità di preset che si trovano nei migliaia di strumenti virtuali che ci sono oggi sul mercato. Ormai trovi tonnellate di suoni preconfezionati che hanno appiattito la musica contemporanea dentro standard riconoscibili. Niente di più lontano da quello in cui abbiamo sempre creduto, e in cui continuiamo a credere”.
D’altra parte il cinematico duo ha sempre inteso il jazz al quale sono stati costantemente accostati come una “via per esplorare la musica in tutte le sue sfumature che noi abbiamo sempre cercato di rendere percorribile a tutti, anche ai più giovani,‘filtrandolo’ attraverso l’elettronica e la dance music (cit.)”.
Questi concetti fanno di “To Believe” un album raffinato e corposo; la title track è affidata ad un Moses Sumney in gran forma e spiccano per intensità “A Caged Bird/Imitations of Life” – dove i suoni e gli inserimenti vocali del rapper Roots Manuva raggiungono un equilibrio perfetto – e la classica instrumental “Lessons” (con un drumming in levare del fidato Luke Flowers, che ricorda una marcetta militare). È vero che questo album sembra essere “the ideal soundtrack to a film that doesn’t exist” (The Guardian) ma, nonostante io sia un’appassionata di cinema, delle immagini non se ne sente il bisogno.
Non resta che prepararsi ad ammirarli dal vivo il prossimo 24 agosto, al Todays Festival di Torino per poi ritrovarli a breve nel prossimo (e a quanto pare imminente) album, data la quantità di materiale già pronto. E se si raggiungeranno alte vette come in questo caso, un posto nella classifica dei migliori album di questo e del prossimo anno è assicurata!
(Patrizia Lazzari)