Varietà sonora, tra pop, richiami quasi brasilianeggianti, indie e folk, e l’amalgama dei cantati maschile e femminile: sono queste le ricette che mettono in pratica i Mon nel loro ultimo lavoro, Guadalupe.
Il quintetto romano (Carlotta Deiana alla voce, Rocco Zilli alla voce, synth e chitarra, Michele Mariola alla chitarra, Stefano Veloci al basso e Dimitri Nicastri alla batteria) prosegue nel proprio sentiero musicale, in cui l’aspetto da privilegiare sembra sempre più quello della melodia: ci sono richiami ai Mariposa, ai Piet Mondrian, ma perfino ai Fleet Foxes nella loro musica.
Sono le diversità ed il loro amalgamarsi insieme a fare la differenza: timbri vocali, dinamiche sonore, stili che si intersecano tra un pezzo e l’altro: i Mon sono un meltin’ pot di tante cose che finiscono per stare bene insieme, come dimostrano “When I was a child I was afraid of the sea” e “Calypso”, due brani apparentemente a sè stanti, che si susseguono nella tracklist, ma che alla fine finiscono per essere contigui e permearsi l’uno dell’altro non solo per questa vicinanza di “posizione” o “Crowns”, un pezzo che ha già in sè una certa dinamicità, quasi conflittualità, tra una parte e l’altra, ma che alla fine finisce per dipanarsi perfettamente nelle sue contraddizioni e a risultare gradevole.
Votati all’armonia. Al mescolarsi di mondi, culture e suoni. Un efficace paradigma del presente che vorremmo. Questo sono i Mon. E per questo ci piacciono.
(Alessio Gallorini)