Signore e signori benvenuti nell’era della nostalgia, nel momento storico in cui tutto ciò che appariva un tempo scontato adesso è una conquista da rimarcare ogni giorno, chiedendosi distrattamente e con fare sorpreso: “Perché non è ancora tutto scomparso?”; è esattamente questo il messaggio che ci vogliono dare i Deerhunter con il loro ottavo album.
Bradford Cox e soci strizzano l’occhio ad un pop retrò, caratterizzato dal clavicembalo e da chitarre morbide e suadenti, regalandoci un disco fondamentalmente emotivo ed emozionante, a parte da “Death in Midsummer”, gioiellino in apertura che fa pensare agli anni ’60 con una malcelata malinconia.
Attraversando il country di “No one’s sleeping” e l’elettronica strumentale di “Greenpoint Gothic” (che ricorda un po’ i Grizzly Bear un po’ i Baustelle) si arriva ad “Element”, forse il vero pezzo capolavoro del disco: un pezzo dolorosissimo eppure straordinariamente pop, orecchiabile e quasi soave se non si pensa al testo (“The wind was stained / Orange clouds laid out for a toxic view / Of endless time, endless time”).
“What happens to people?” fa pensare allo sguardo su una vecchia foto dei tempi della scuola, che raffigura compagni con cui si è perso i contatti irrimediabilmente. Come saranno le loro vite? E che ne è stato della nostra vita? È andata come speravamo?
Più faticoso e quasi disturbante l’ascolto di “Detournement” in questo contesto, mentre con “Futurism” si torna sulle atmosfere calde e accoglienti di questo disco. che riserva in chiusura un altro gioiellino come “Nocturne”, con la voce di Cox che sembra provenire da un nastro usurato di un tempo lontano, uno di quei vecchi vinili in cui la voce salta sempre, fino a dissolversi in una coda di synth e chitarre.
Insomma, i Deerhunter parlano di sentimenti e fanno dei sentimenti il cuore di questo nuovo lavoro, confermandosi una band che sa arrivare dove vuole arrivare in modo semplice e diretto, sfoderando un pop elegante e raffinato. Una perfetta atmosfera da cui lasciarsi trascinare, come un sogno, permeato di nostalgia.
(Alessio Gallorini)