Vabbè, è ufficiale, James Blake si è innamorato (della presentatrice britannica Jameela Jamil, per gli amanti del gossip, nda) e, come succede spesso agli artisti come Blake (quelli cioè che, proprio nell’esternare i loro sentimenti cupi e depressi, hanno raggiunto i massimi picchi – vedi l’ottimo “Overgrown“), i momenti della vita che li vedono sereni ad appagati sono talvolta quelli meno ispirati dal punto di vista creativo.
Con questo non si vuole dire che l’ultima uscita Assume Form sia una produzione scadente, tutt’altro; ma questo nuovo stato psicologico positivo ed ottimista – immortalato anche dalla copertina dell’album, che vede Blake scoprirsi la faccia e quindi mettersi a nudo, quasi a comunicare a tutti la sua serenità emotiva – in qualche modo penalizza la profondità compositiva del cantautore britannico. La malinconia esistenziale di Blake era ciò che rendeva i suoi lavori più toccanti e vibranti (inutile cercare l’erede di un gioiellino come “Retrograde” perché non c’è!).
A questo proposito una delle testate musicali più influenti della stampa d’oltre Manica (= Pitchfork) ha sottolineato ironicamente come l’esagerata ostentazione del fidanzamento di Blake faccia sì che alcuni versi della title-track (“I will be reachable/I will be touchable”) sembrino una mera ripetizione dei consigli che il consulente di coppia gli ha dato e di come una “serietà a tratti soffocante” sia l’elemento dominante del quarto lavoro di Blake.
Numerose sono le collaborazioni, alcune già sperimentate (Travis Scott, André 3000 – ex Outkast), altre totalmente inedite (Rosalia, Moses Sumney e il produttore trap Metro Booming).
Però sono proprio queste incursioni in nuove aree sonore (la trap “Mile High”), il ritorno alla contaminazione con vecchie e mai tramontate passioni (il rap geniale di “Where’s the Catch” nonché il pezzo più esaltante dell’intero lavoro), la liricità estatica di insoliti duetti canori (“Tell them” con il talentuoso Sumney o “Barefoot in the park” con l’astro nascente Rosalia) a determinare i momenti più riusciti di un album nel complesso discreto (anche se non entusiasmante).
James Blake si conferma comunque un musicista di alto livello, che riesce a regalarci un album più leggero dei precedenti seppur con spunti interessanti e degni di nota. Non resta che augurargli cento di questi giorni nella speranza che il suo talento non si sciolga in un mare di miele.
(Patrizia Lazzari)