Ci sono voluti ben 6 anni ai ferraresi Devocka per confezionare il seguito di “La morte del sole“, datato 2012: finalmente Igor Tosi e compagni ci sono riusciti con Meccanismi e desideri semplici e bisogna dire che l’attesa è stata ben ripagata.
I Devocka sfoderano infatti un disco solido, in cui le atmosfere new wave, favorite dall’utilizzo di synth e drum machine, si mescolano con il sano rock made in Italy che li fa avvicinare quali Massimo Volume o Marlene Kuntz (“L’imbecille” sembra un loro pezzo), senza disdegnare rimandi ai CSI (“Storie senza nome”), piuttosto che a Il Teatro degli Orrori (Giulio Ragno Favero produsse, non per caso, il secondo disco dei Devocka nel 2009). Insomma siamo di fronte ad un disco energico ma allo stesso tempo raffinato, valorizzato da testi non banali che si sposano con la malinconia di fondo che fa da fil rouge di questo lavoro.
“Meccanismi e desideri semplici” si prende di diritto il suo posto nel panorama rock italiano e, per quanto certi riferimenti risulti pesanti e pressanti da sostenere, i Devocka dimostrano di avere le spalle abbastanza larghe per farsi largo tra certi nomi storici.
Auguriamo loro di avere la stessa fortuna di band quali Afterhours e Marlene a cui si ispirano, se lo meritano certamente, come questi 31 minuti di musica si meritano il vostro ascolto. Non ve ne pentirete.
(Alessio Gallorini)