Il melting pot di culture ed etnie, lo sappiamo, molto spesso passa attraverso la musica grazie a collaborazioni tra musicisti provenienti da differenti estrazioni e il risultato di tale mescolanza molto spesso genera visioni sonore assai interessanti. È il caso del progetto Nava, band di stanza a Milano, che prende il nome dalla cantante di origini iraniane Nava Golchini alla quale si affiancano Francesco Fugazza (producer e arrangiatore) e la doppia percussione ad opera di Elia Pastori (L I M) e Marco Fugazza.
La band prende vita nel 2016 e dopo aver trovato il giusto assetto produce e registra il primo singolo “Ritual”: col suo incedere tribale si insinua sotto pelle martellando incessantemente fino a raggiungere un climax industrial smorzato dalla sinuosa voce di Nava. Il brano è stato presentato qualche giorno fa attraverso un video dai contorni orrorifici realizzato dal collettivo Melma – composto da Melissa Ghidini e Mattia Rubino – i quali spiegano che l’impatto scioccante degli organi esposti “rappresenta l’aspetto viscerale dell’abbandono alle sensazioni”, il tutto è ispirato ai lavori di Gareth Pugh (il video è scomparso dalla rete, vedi “aggiornamento 08/03/19).
Aggiornamento 14/05/18: Un altro scorcio del paesaggio costruito dai Nava arriva attraverso lo streaming del secondo singolo “Navigate” che risulta fin da subito meno violento del suo predecessore altrettanto oscuro nelle strutture sonore, con la sezione ritmica a movimentarne l’andamento. Su tutto ovviamente si staglia la carismatica voce della musicista iraniana la quale ricama, anche con l’aiuto dell’autotune (non ce n’era bisogno anche se ultimamente sembra essere diventato un “must have” in quasi tutte le produzioni “moderne”), un cantato intimo e seducente. La band sul brano in questioni afferma “Navigate è un quadro di sensazioni che ci appartengono e che derivano dalla magia delle città in cui abbiamo vissuto o che abbiamo visitato”.
Aggiornamento 24/05/18: A dieci giorni dallo streaming del secondo singolo arriva anche il video, è la stessa Nava a presentarlo “Le parole del brano riportano al continuo rincorrere un ideale che non viene mai soddisfatto. Una luce che non riusciamo mai a cogliere in maniera chiara, e che ci riporta sempre al suo aspetto più scomodo: il buio. L’atmosfera del video live è l’esplicita contrapposizione tra l’indefinito e il definibile; il distacco che creano le luci fredde nel buio con la melodia calda e coinvolgente. Navigate si pone così nel mezzo di questa incolmabile distanza, lasciando dietro di sé una lieta inquietudine”.
Aggiornamento 25/01/19: Probabilmente per motivi promozionali a noi ignoti i video sono stati eliminati da YouTube, in compenso ci sono i player di Spotify con l’aggiunta di un altro pezzo (“Flesh”) che conferma l’originalità e il talento di questo combo meticcio. Il brano in questione viene presentato così “La canzone riflette le lotte tra il cuore e la mente, alternando il crudele suono industriale con le armonie oniriche . “Flesh” è stata una delle canzoni iniziali che abbiamo creato insieme. È venuta a Nava (Golchini) come un’immagine. Stava leggendo alcune storie sull’aborto e molte donne cambiano idea appena sentono il battito del cuore, che è uno dei primi organi che si sviluppa “.
Aggiornamento 08/03/19: Finalmente sappiamo chi sono i protagonisti di questo interessante progetto che vengono messi letteralmente a nudo nel video di “Ritual” (questo è il secondo clip realizzato per questa canzone, il primo, che avevamo presentato ad Aprile dello scorso anno è stato eliminato) diretto da Karol Sudolski che proietta i tre musicisti in un modo frenetico dove si mescolano futuro e passato attraverso l’intreccio di elementi di grafica 3D, applicata sugli stessi protagonisti, con simbologia mistica.
Sul video interviene la band italo-iraniana “è un’interpretazione estetica della preparazione a una battaglia. È un meccanismo di difesa che una persona, in cerca di vendetta, mette in atto nei confronti di chi l’ha ferita. Le maschere richiamano alla preparazione di una battaglia, e rappresentano inoltre un’armatura mentale, una proiezione del modo in cui ci si rapporta all’altro attraverso i rituali che si ripetono.”.
Aggiornamento 15/03/19: La band sta facendo un gran casino con i brani del suo primo disco, una settimana sono online e quella dopo vengono eliminati, è il caso di “Navigate” presentato lo scorso Maggio (vedi secondo “Aggiornamento”) e ora scomparso da Spotify, in compenso c’è un altro singolo in rete, si tratta di “Bones” e puoi ascoltarlo (finché decideranno di tenerlo online) nel player in basso. La canzone, come le precedenti, continua il discordo di meltin pot tra sonorità della tradizione persiana su elementi electro decisamente più europee.
Aggiornamento 17/05/19: Parafrasando il titolo di un altro Ep uscito oggi, che non c’entra nulla con la musica qui proposta, quello dei Nava è stato un “a fine mess” (vedi tutti gli aggiornamenti prima di questo) che oggi ha il suo compimento attraverso la pubblicazione dell’EP di debutto intitolato “Body”, a tal proposito la singer di origini mediorientali dice “Body è nato attraverso un viaggio autobiografico pieno di emozioni pure e immagini vivide che ruotano intorno alla lussuria, l’amore, la perdita e il tradimento. Ogni brano crea una sensazione propria, che però si intreccia con le altre attraverso i beat tribali e i suoni acidi che a volte possono essere dolci e tranquillizzanti, e altre volte brutali e taglienti.” Sicuramente sono una delle realtà musicali italiane più interessanti degli ultimi tempi, non percorrono il trend odierno che vuole il 90% di nuovi musicisti in bilico tra (s)cantautorato, trap, autotune e attitudine ad apparire a tutti i costi come degli sfigati di periferia che ce l’hanno fatta (a fare cosa?). Noi puntiamo su NAVA anche se quattro pezzi non fanno un album, però è innegabile che la personalità unica che li contraddistingue dagli altri.