NANOOK OF THE NORTH – S/T (2018, Denovali)
Questo album nasce come colonna sonora al film Nanook of the North, di Robert Flaherty, girato nel 1922 e considerato uno dei primi documenti etnografici sulla vita degli Eschimesi. Stefan Wesolowski (violinista e compositore) e Piotr Kalinski (detto Hatti Vatti, una delle figure più note dell’underground polacco) si recano in Islanda, per poter meglio definire il sound che accompagnerà le immagini in bianco e nero di questo eccezionale racconto. E a Reykjavik l’album sarà registrato, per essere poi mixato in Groenlandia. Un album decisamente nordico, per i luoghi che attraversa, per le immagini che accompagna, per le atmosfere rarefatte e penetranti che irradia. Pura magia di suoni che raccontano sensazioni – paura, sfida, avventura, ignoto – attraverso la vita di un popolo che lotta per la sopravvivenza.
(Patrizia Lazzari)
HI-FI Gloom – Ivory Crush (2018 – La Clinica Dischi/Worilla)
Esce per La Clinica Dischi/Worilla, Ivory Crush, primo album del trio trentino Hi-Fi Gloom. È un album frutto di tre anni di lavoro minuzioso ed appassionato, ed il risultato di questa cura compositiva è chiaro già dal primo ascolto, dove si inseguono le atmosfere dilatate su cui si srotola poi il pannello vocale sempre leggero e significativo. È chiaramente un disco molto intimo per i ragazzi, che ne parlano così: “Ivory Crush” è distruggere per proteggere. È rinnegare per sopravvivere, è innocenza da sacrificare. Il primo singolo nonché la traccia che maggiormente resta in testa negli ascolti è “I hid a voice”, brano decisamente toccante, che parte da pochi accordi di piano e si arrotola lungo un crescendo emozionale vocale che si rifà ad alcune vocalità à la Nick Murphy su una base quasi breakbeat. Il risultato è un album confezionato benissimo, fa quasi paura pensare che questa sia solo la prima prova dei trentini. Disco particolare, di grande sostanza questo “Ivory Crush”, ottimo esordio. A loro confermare quanto fatto finora.
(Mario Mucedola)
Speak low if you speak love – Nearsighted (2018 – Pure Noise)
Dietro al moniker shakespiriano “Speak low if you speak love” si nasconde Ryan Scott Graham, bassista e voce dei newyorkesi State Champs: con Nearsighted Graham vira, rispetto al pop-punk della sua band, verso un territorio indie-acustico, a cui aggiunge in questo lavoro, una maggior varietà di elementi, che creano un disco genuino, estremamente emozionale (“Costranting Colors” è sicuramente l’apice in questo), che fa quasi pensare a tratti a un Ed Sheeran in erba. Si passa da brani più ritmati (“Ever yours”) a intime ballate (“Cannot have it all”), il tutto guidato dalle chitarre, che fanno da perfetto tappeto per la voce fresca e un po’ sporca di Graham.
Il difetto (ma forse anche un po’ la sua dimensione) di questo disco è quello di apparire (e forse essere) un po’ adolescenziale: questo lo porta a non lasciare la voglia di farsi ascoltare di nuovo dopo un paio di ascolti, come un qualcosa che, sì, racconta una storia, ma una storia già sentita e meglio raccontata in altri contesti (il già citato Ed Sheeran, ma anche i Red Blue Green).
(Alessio Gallorini)
Zeffjack – Friendless
(2018 – Rocketman Records)
Il rock duro come motore degli eventi, questo rappresentano i Zeffjack nel panorama musicale italiano odierno. Un power trio strumentale, che si lancia in incursioni inclinate al wallnoise, new wave, punk, al rock tirato insomma. Friendless è un disco fresco e vitale per la Rocketman Records, con echi che spesso riaffiorano riconducendo i Zeffjack ora ai Bloc Party, ora agli Husker Dü durante gli affondi a colpi di distorsione. Il video di “Poretti Party”, brano nato come tutti gli altri durante un’improvvisazione in sala prove, dopo qualche birra di troppo e scelto come primo singolo, è girato nell’estrema periferia parmense – e posso garantirvi che vi sono pochi altri luoghi più tristi di quello – e come tutto il brano, prende le mosse da una scarica di batteria, protagonista del video insieme al suo drummer misterioso con la maschera di un maiale sul viso. Un bell’album per chi vuole ascoltare musica cazzuta, brano consigliato “St Anthony’s Fire”, anche per riscoprire il senso di parole come “granitico”.
(Mario Mucedola)