Dietro Lomelda si nasconde una dolce ragazza texana di nome Hanna Read, che dalle campagne immerse nel verde ci racconta in questa sua terza opera (dopo l’irrintracciabile esordio del 2012 “Late dawn inheritance” e “4E” uscito nel 2015), una sensazione raccontata e sviscerata nelle sue infinite sfaccettature: la distanza.
La distanza fisica, ma soprattutto le distanze emotive sono narrate seguendo riferimenti chiari delle ballate indie dei primi Radiohead o dei Bright Eyes, ma con un appeal che solleva il lato cantilenante dell’isolamento ad un livello in cui è la grazia ad esprimere la solitudine, a rendere questa alienazione addirittura affascinante. Un po’ come Feist ai tempi dei Broken Social Scene. Il disco si apre con il singolo “Interstate visions” in cui la distanza è temporale: “Wrap your arms around me/ I’ll be still/ If it means nothing I could give it up/ And then give it all again/ Interstates are not what I want/ Headlights scare me into visions/ I saw an angel fly on bright white wings/ Guiding me home”. La distanza è comunicativa in “From here”: “And the feeling takes me too long to get to/ Just give me a minute/ It looks like I’m still trying to get out of it/ I need forgiveness/ I need good steady hands to push me around again/ Or did it already end?”. Un malumore profondo espresso con la forza emotiva di chi vuole portare in scena un vero abisso, ma con la dignità personale di chi non si abbandona a sprofondare nella solitudine, come canta in “Thx”: “The start of another year/ And another life in a year/ And sometimes when you miss being with me here/ You know, we got along without, within, with all I’ve got/ I know we’ll get along without”. Il tutto è raccontato senza troppi artifici, nella limpida semplicità di una strumentazione ridotta all’osso, che si arricchisce di archi in alcuni tratti e di tastiere e un lievissimo fiato nella bellissima chiusura affidata al crescendo di “Only world”. Ci si ritrova catapultati in un mondo fatto di maglioni arancione e ocra, tazze di tè speziati, occhialoni stile Daria (la serie di animazione) per leggersi un bel libro sul divano in pace.
Questa ragazza sapeva da subito dove voleva andare, e con questo disco riesce ad imboccare la via smussando le impurità e avvicinandosi all’equilibrio giusto tra indie-folk, femminilità, genuinità e quello sguardo intimo e discreto sull’esistenza di oggi. Un mix potente che può solo arrivare al cuore e scatenare un impulso di abbracciarlo.
(Carla Di Lallo)