Chi crede che la musica ucraina sia sostanzialmente folk tradizionale, retaggio delle stirpi cosacche infoiate in frenetiche gopak o troike, deve rivalutare le proprie convinzioni. Gli On The Wane, di casa nella lontana e fredda Kiev, rifocillano la nutrita lista di band che sotto la voce post-punk e darkwave hanno apposto la propria firma, dopo un percorso di ricerca tra urticanti territori noise e hardcore visitati nei due precedenti lavori “Dry” (2014) e l’ep “Sick” (2015).
Il quartetto ucraino con Daria Maksimova (basso, voce), Anna Lyashok (batteria, voce), Eugene Voitov (chitarra, synth) e Eli Demyanenko (chitarra) conosce perfettamente il verbo dei precettori-predecessori anglosassoni, Cure e Siouxsie And The Banshees fra tutti, e lo dimostra nei solchi di Schism, lavoro dalle tinte oscure che si snocciola in dieci brani stabilmente fondati su una struttura laconica ed essenziale. Riecheggiamenti warpaintiani (“Truth Isn’t Bright “, “Fear”, “Human Race”) si alternano a linee asciutte di basso di scuola Joy Division che forgiano “Revenge (Deeper Than You Can Imagine)” e “Home”, passando tra i quattro minuti e mezzo di “Sultry Song” spalmati su una scala orientaleggiante ricorrente nella Fender di Robert Smith, tra le concitate “Alcohol” e “The Real Coward” con reminiscenze Banshees, il forsennato trip di “Drop Bombs” dove la Demyanenko sembra impossessata da Poison Ivy e la finale “Bad News”, la traccia più atipica dell’album.
“Schism” è un lavoro importante per gli On The Wane, un nuovo tassello sulla via della maturità artistica e della consacrazione sui palchi internazionali. Certo, dovranno farsi largo tra una agguerrita concorrenza revivalista in voga di questi tempi ma, vista la natura camaleontica della band, non escluderei che il prossimo lavoro possa assumere una fisionomia differente dagli oscuri connotati di “Schism”.
Gli orientamenti musicali degli On The Wane sono mutevoli e imprevedibili ma una cosa possiamo asserire con assoluta certezza senza possibilità di smentita: dall’Ucraina non arrivano solo freddo e troike!
(Jonatan Coe)